La pensione di cittadinanza è la misura di contrasto alla povertà parallela al reddito di cittadinanza. Si tratta della misura che è dedicata ai pensionati italiani che percepiscono assegni previdenziali di importo inferiore al minimo vitale che per l’Istat è di 780 euro al mese. Tra annunci e propagande varie che hanno accompagnato la misura, si pensava che la pensione di cittadinanza portasse tutte le minime a 780 euro. Una integrazione di pensione che molti hanno visto come un autentico toccasana ma che ad oltre un mese dall’avvio delle domande, probabilmente disattenderà le attese.

La misura infatti non è facile da centrare per via di particolari e stringenti requisiti. Lo Spi, autorevole sindacato dei pensionati italiani che fa capo alla Cgil, ha prodotto quello che a tutti gli effetti è un allarme sulla bontà della misura che per molti pensionati non sarà assegnata nonostante a primo impatto possano avere i requisiti necessari per rientrarvi.

Stime di Governo ed Inps disattese

Le norme e i requisiti troppo rigidi immessi nella misura la rendono difficile da centrare. Questo quanto asserisce la Spi-Cgil che conferma come i 500mila nuclei familiari che secondo le stime del Governo, sarebbero stati i destinatari della misura, resteranno un miraggio. Già l’Inps da tempo aveva sottostimato i numeri di cui ha parlato spesso Di Maio, riducendo la platea dei potenziali beneficiari della pensione di cittadinanza a 250mila famiglie.

Adesso, stando a quanto riporta la Cgil, i pensionati che rientreranno nella misura sono ancora meno, cioè solo 120mila, lo stesso numero di persone che attualmente richiedono l’assegno sociale. In pratica, una misura che si rivelerà presto inutile, un autentico bluff come molti ipotizzavano da tempo.

Integrazione della pensione di pochi euro

La misura si rivelerà solo una integrazione dell’assegno sociale che come si sa eroga 453 euro al mese per tredici mesi a chi ha contribuzione versata insufficiente per rientrare in una delle altre misure pensionistiche vigenti. Dai dati provenienti dalla Regione Veneto, sembra che su 4.000 domande già ricevute di pensione di cittadinanza una ogni 100 sarà assegnata positivamente.

Si tratta di un provvedimento che non aiuta molto anche perché molti pur ricevendo un assegno inferiore a 780 euro si devono scontrare con il fatto che la casa di proprietà vale circa 280 euro (l’affitto imputato). In pratica, basta avere la casa di proprietà per vedersi ridurre il tetto massimo di pensione di cittadinanza erogata da 780 euro a 500 euro. In questo modo un percettore dell’assegno sociale che come dicevamo vale 453 euro, si potrebbe vedere integrare la pensione solo di 47 euro.