Quella che dovrebbe essere una riforma delle Pensioni a beneficio soprattutto di chi sarebbe dovuto uscire da lavoro nel 2022 con la quota 100 rischia di diventare un clamoroso boomerang proprio a danno dei lavoratori intorno ai 60 anni. È quanto emerge dalle prime stime di uscita con le misure che si stanno facendo largo nel panorama delle regole previdenziali (quota 102 nel 2022 e quota 104 o quota 103 dal 2023) proprio nel momento in cui si accende il dibattito politico per evitare lo scalone ai lavoratori.

Draghi, proprio nella giornata del 22 ottobre, ha ribadito che quota 100 terminerà sicuramente di essere in vigore il 31 dicembre 2021. Rispetto all'ipotesi di qualche giorno fa di quota 102 nel 2022 e di quota 104 nel 2023, potrebbe esserci una soluzione intermedia: quota 103 con dal 2023 con 38 anni di contributi e 65 anni di età. Quel che sembra scontato è che molti lavoratori dovranno rimandare l'uscita da lavoro di un certo numero di anni, in attesa della maturazione dei requisiti delle probabili nuove quote. Ma arriverebbero a ridosso dei requisiti di pensione dettati dalle regole della riforma Fornero.

Pensioni, ipotesi di riforma per il 2022 e 2023: i requisiti di uscita della quota 102 e quota 104

Cambieranno le pensioni nel 2022 soprattutto perché non ci sarà più la quota 100 che aveva assicurato, fino a questo momento e a quasi tre anni dall'inizio della sperimentazione, l'uscita anticipata dal lavoro a circa 350mila contribuenti. E le proposte che si stanno facendo largo in questi giorni contemplerebbero stime di lavoratori in uscita nettamente al ribasso nei prossimi anni con quelli che dovrebbero essere i canali alternativi a quota 100. Lo scenario previdenziale peggiore è quello di quota 102 e quota 104. Nel piano delle pensioni del ministro dell'Economia e delle Finanze Daniele Franco che dovrebbe scattare nel 2022, ci sarebbe posto per la quota 102, la misura simile alla 100 che prevede due anni in più di lavoro prima di andare in pensione (64 anni) con lo stesso numero di anni di contributi (38).

E, dal 2023, la quota 102 diventerebbe quota 104, per la quale l'età anagrafica per accedere alla misura previdenziale salirebbe ancora di due anni (66 anni) fermo restando i 38 anni di contributi. Con la quota 102, si stimano nel 2022 circa 50mila pensionamenti, ancora meno quelli del 2023 per una platea di contribuenti che aggancerebbe i requisiti di uscita ancora più ridotta.

Riforma pensioni, chi uscirebbe con la quota 102

A essere danneggiati risulterebbero soprattutto i lavoratori che dal 1° gennaio 2022 maturerebbero i requisiti per le pensioni a quota 100 ma che non potranno usufruirne per il termine della sperimentazione triennale fissata al 31 dicembre 2021. Molti di loro continuerebbero a essere tagliati fuori dai giochi anche nei successivi anni dal momento che i requisiti di uscita con le misure proposte allontanerebbero, anziché avvicinare, la propria pensione.

Il caso di un lavoratore che oggi ha 61 anni e 37 anni di contributi e che nel 2022 avrà 62 anni e 38 anni di contributi per uscire con quota 100 diventa emblematico. Con la quota 102, nel prossimo anno, il lavoratore maturerebbe il requisito contributivo dei 38 anni ma non quello dell'età, perché il minimo richiesto sarebbe di 64 anni. A maggior ragione, nel 2023, i requisiti della quota 104 allontanerebbero definitivamente il contribuente dall'uscita da lavoro con i meccanismi delle quote.

Pensioni quota 102, il rischio di creare nuovi esodati della quota 100 come fu per la riforma Fornero

A meno che il lavoratore non abbia i requisiti per poter andare in pensione con una misura alternativa (quota 41, opzione donna, Ape sociale o pensione anticipata a 42 anni e 10 mesi di contributi, 41 e 10 mesi per le donne), il risultato di questa riforma delle pensioni sarebbe quella di creare nuovi "esodati" della quota 100, come avvenne con la riforma Fornero.

Lavoratori che anche per pochi giorni (si immagini i nati nei primi di gennaio del 1960 rispetto ai nati negli ultimi giorni dell'anno 1959 che sono gli ultimi a poter andare in pensione con quota 100 prima della fine del 2021) dovranno rimandare l'uscita di quattro o cinque anni per maturare i requisiti della pensione di vecchiaia.

Pensioni anticipate con quota 103, medio scenario di difficoltà di arrivare all'uscita per gli ex quota 100

Tra le ipotesi che si sono fatte nelle ultime ore, c'è quella di una quota pensioni intermedia, la 103, dopo quota 102. È un meccanismo che ha un margine di confronto tra le forze politiche, con Matteo Salvini che si è detto possibilista. Ma, allo stesso modo, per gli ex quota 100 si allontanerebbe la pensione.

Con quota 103 nel 2023 dopo quota 102 nel 2022, infatti, occorrerebbe l'età di 65 anni congiuntamente a 38 anni di contributi per guadagnare l'uscita. Il lavoratore che nel 2022 compirà 62 anni di età e che sarebbe dovuto uscire con quota 100, dovrà attendere il compimento del 65° compleanno nel 2025 per maturare il requisito anagrafico. A meno che, nelle previsioni del governo, non si inizi a ragionare sullo sblocco anche del requisito contributivo e di liberarlo dal parametro fisso dei 38 anni di versamenti. Il che significa che quota 102, nel 2022, potrebbe essere raggiunta anche con una composizione di età-contributi 63 più 39, come quota 103 nel 2023 raggiungibile anche a 64 anni e 39 di contributi.