Ilprimo Salento Bar sbarca a Milano in via Delio Tessa 2, nei pressi di corso Garibaldi. Il 18 ottobre 2015 apre i battenti il primo bar tutto salentino ed è subito un bagno di folla. Ore di fila fuori per gustare un caffè al bancone e affondare i denti nel calore di un fragrante e originale pasticciotto leccese (dolce fatto di morbida pasta frolla che racchiude un cuore di profumata crema pasticcera). I giovani imprenditori salentini scelgono un nome "Santu Paulu" (san Paolo) non a caso,era il santo cattolico che, per primo, avevaaccoltoil fenomeno del tarantismo, considerato sino ad allora un rito pagano.

Un mese di pasticciotto gratis

Felice iniziativa dei proprietari, quella di pubblicizzare tramite il tam tam generato dai social network, delle particolari promozioni durante la cerimonia di apertura, come la ricezione di un buono della valenza di un mese, valido alla doppia consumazione di un caffè e un pasticciotto al giorno, in cambio di un selfie da postare on line.

Milano, la città dell'EXPO ricchissima di salentini (gli abitanti delle zone di Lecce, Brindisi e Taranto), ha accolto con entusiasmo l'apertura di questo Salento corner dai tratti atipici per la città meneghina, i cui tempi sono scanditi dalle pause pranzo e dai briefing di lavoro. Il bar, nell'accezione meridionale del termine, è un luogo di sospensione temporale, una sorta di agorà dove al pari dei mercanti, dei sofisti, si incrociano le vite di gente comune, scrittori, operai, medici e nullafacenti.

Davanti ad un caffè caldo cadono le barriere sociali, i datori di lavoro interagiscono alla pari con i propri dipendenti e i medici con i loro pazienti.

Caratteristica del Santu Paulu è la miscela Quarta caffè, tanto cara ai salentini. Una sorta di marchio di fabbrica. Una miscela calda come il sole che secca la terra rendendola ideale per i vitigni di primitivo e negramaro, aspra come il vento che leviga la roccia della macchia mediterranea e corposa come il mare di Leuca che proteggeva le coste dai pirati saraceni. I salentini a Milano ora si sentono meno soli, meno incompresi. Ora sanno dove condividere il loro rito quotidiano di convivialità.