È ormai emergenza lavoro in Italia o, meglio,emergenza disoccupazione. I fatti, l'esperienza quotidiana ci raccontano di tantiragazzi di belle speranze "parcheggiati" nelle aule universitarie,sempre più consapevoli che il futuro non sarà roseo come poteva sembrare all'uscitadi quel liceo mai abbastanza rimpianto, coi suoi tempi dilatati e cento allettantioccasioni che ti passavano avanti agli occhi, così vicine e comode da afferrareche quasi non le notavi.

Certo non sapevi quanto te lo sarestirimproverato un giorno, quando le avresti riviste e quasi toccate con mano, allostesso modo del personaggio del celebre racconto di Dino Buzzati "I giorniperduti": gettate in fondo a un burrone a fine corsa e quindi ormaiinutilizzabili, perché il tempo è inesorabilmente scaduto.

Ma andiamo più in profondità. In Italia lapercentuale di lavoratori laureati è tra le più basse in Europa: questa è latriste realtà del 2013 e questo sarà anche, verosimilmente, il futuro cheattende al varco questo Paese, per la cronica incapacità manifestata dapolitici ed amministratori locali e statali nell'individuare le giustesoluzioni ai problemi dell'Italia (sempre gli stessi) o meglio dell'economiaitaliana.

I lavoratori laureati, dicevamo, sono meno del20%, solo due su dieci, una percentuale allarmante, da Paese arretrato. E ilproblema è anche quello di arrivare alla laurea nel senso di mantenersi eresistere finanziariamente davanti a un costo della vita sempre più elevato. Senzaun lavoro, non resta che bussare alle porte del sistema creditizio, cominciandoad acquisire la tipica mentalità del "tiriamo avanti, in un modo o nell'altro"che è stata un po' la caratteristica dell'Italia degli ultimi decenni.

Tiriamoavanti, sì, con folle disperazione, macamminando a testa alta verso un futuro che resta tutto da decifrare e che non si sa bene qualiprospettive potrà offrirci. Prospettive che in concreto si chiamano posti dilavoro, premessa indispensabile di ogni progetto familiare ragionevole edestinato a durare.

Il problema principale, nello specifico, consistenel contemperare le esigenze degli studenti universitari (giovani che moltospesso sono privi di reddito e vengono dunque mantenuti dalle loro famiglie), ela scarsa inclinazione a sopportare il rischio insolvenza da parte degliistituti di credito in tempi di così grave crisi economica.

Anche i prestiti agli studenti hanno infattirisentito della cosiddetta "stretta creditizia". Tra gennaio e giugno del 2013,il volume delle erogazioni di prestiti finalizzati si è contratto del 10-11%circa. I cosiddetti "prestiti revolving" hanno perso quasi il 50% e su questodato si deve riflettere molto, perché evidentemente i tassi di rimborso nonerano favorevoli come ci era stato presentato nell'epoca della diffusione ditale strumento.

Ma forse la nuda verità è che oggi è diventato difficilerimborsare qualsiasi tipo di finanziamento, anche per i giovani che puredispongono di tanta energia e perfino di molto tempo libero. Come vediamo lanostra realtà è piena di paradossi. Se trovare lavoro resta difficile, trovareun lavoro ben pagato è vera e propria impresa.

Il costo della vita è però carissimo (pensiamo adesempio al prezzo della benzina) e quindi è facile capire che un soggetto chedeve costruire la propria strada si trova tra incudine e martello, conprospettive di sopravvivenza molto limitate senza un sostegno economico e anchepsicologico da parte dei familiari. Cosa fare a questo punto? L'ipotesi di faredelle esperienze lavorative all'estero ci pare un buon consiglio, per mettersialla prova, guadagnare meglio e naturalmente imparare le lingue straniere, chein una società complessa come la nostra avranno un'importanza sempre maggiore.

Purtroppo il quadro socio-economico dell'Italia del 2013 è questo, inutilenegarlo, senza per questo deprimersi e smettere di lottare ogni giorno per daresperanza, almeno quella, ai nostri figli, liberandoli dall'incubo disoccupazione, un'emergenza italiana.