Ora di pranzo oppure ora di cena e la famiglia è riunita intornoal tavolo, come al solito e come al solito la televisione è accesanegli orari in cui vengono trasmessi i telegiornali.



Una volta siparlava in quelle occasioni, ci si scambiavano opinioni, raccontidella giornata, quello che si era fatto a scuola e al lavoro ora no,un invitato importante domina la nostra scena: lo schermo. Esso ciinforma in maniera talvolta impersonale di quello che accade nelmondo, nella nostra Italia, ci fornisce notizie e in parte ci educa.Ma in che modo? Quanta buona cultura ci fornisce?

Difficile dirlo sele “iron balls” di Letta hanno fatto il giro del mondo nelleprime pagine di tutti i giornali e delle televisioni del mondo, se leaffermazioni di Grillo parlano di politica e di sterco, quando ilturpiloquio è stato sdoganato e viene usato come normale registro dicomunicazione.



Ne abbiamo bisogno? I nostri giovani sono sempre piùlontani da quella che noi adulti consideriamo “vita sociale”,vivono in un mondo evoluto, forse incomprensibile, alle volte, tragerghi verbali e simboli tribali generati dal linguaggio tecnologico,ma pur sempre attenti a quello che accade intorno.



Eppure li mandiamoa scuola, desideriamo offrirgli una cultura, una cultura che affondile radici nella nostra storia di cui possiamo essere orgogliosi, mase ci fermiamo un attimo a riflettere, magari spegnendo quellapresenza costante delle nostre giornate, il televisore, ci accorgiamoche quello che viene fatto nelle aule è vanificato da chi cirappresenta nelle istituzioni, quegli stessi politici che dovrebberorappresentarci, essere d'esempio al popolo, coloro i quali portanonel mondo il tricolore.





Ma come si esprimono? Rispettano le nostretradizioni letterarie, la nostra vera cultura dantesca o manzoniana?Sembrerebbe di no, pare che anziché puntare su esempi positivi ci siuniformi al minimo comun divisore perchè è più facile, perchè èpiù diretto ed ecco perchè la nostra cultura si impoverisce.