Dopo il recente episodio di uno scambio di provette che vede una mamma incinta di due gemelli che non sono suoi esce alla luce un altro grave fatto di malasanità: ad un imprenditore livornese di 69 anni viene asportata la prostata per eliminare un carcinoma, ma il paziente è sano. Anche in questo caso la ragione del clamoroso errore è uno scambio di provette. Il fatto è avvenuto nel febbraio del 2011 nella struttura ospedaliera di Cisanello (Pisa) e a breve si terrà il processo per individuare le responsabilità dei fatti.

Risarcito con 215 mila euro per l'asportazione della prostata sana

La vittima di questo grave episodio, che ancora una volta pone in evidenza il problema della malasanità in Italia, non si costituirà parte civile in quanto, assistito dal suo legale, avvocato Fausto Montagnani, ha patteggiato con l'azienda ospedaliera di Cisanello un risarcimento di 215 mila euro per la grave menomazione che ha subito, ma il processo si terrà ugualmente nei primi di maggio.

Sotto accusa la dottoressa Claudia Leonetti, medico dell'unità operativa di Urologia 2, la dottoressa Irene Di Stefano, all'epoca della vicenda medico specializzando presso lo stesso reparto e l'infermiera Cristina Conforti.

I fatti che hanno portato alla rimozione della prostata

Tutto ebbe inizio dopo una normale visita di controllo fatte nella clinica di San Rossore. Il medico che aveva esaminato il paziente aveva riscontrato un ingrossamento della prostata nonché dei valori alterati nel sangue e quindi consigliò all'imprenditore di sottoporsi ad una biopsia. Il prelievo dei tessuti avviene all'ospedale di Cisanello dove riscontrano la presenza di un carcinoma prostatico. Da qui la decisione di intervenire con l'asportazione, ma solo dopo l'operazione avvenuta i sanitari si accorgono della fatalità: la provetta, a causa di un'errata etichettatura, era stata scambiata con quella di un altro paziente che realmente soffriva di carcinoma. Purtroppo, questi casi legati alla malasanità non sono infrequenti nel nostro Paese e se anche si ammette la buona fede dei medici, a pagarne le conseguenze più gravi sono sempre i pazienti.