Ormai non esiste più un paese esente da travolgimenti climatici capaci di seminare morte e distruzione. A pochi giorni dal terribile uragano che ha investito le Filippine uccidendo migliaia di persone ed a poche ore dai circa 80 tornado che hanno spazzato in lungo e largo il midwest americano creando panico a New York, per un all'allarme lanciato nella sua direzione, ora tocca all'Italia.

Il nostro fragile territorio questa volta è stato colpito nella zona del nord est della Sardegna, l'area di Nuoro, della Gallura ed Olbia lasciando dietro di sé 18 morti e si spera nessun altro.

Le abbondanti piogge, il volume di acqua che di solito cade in 6 mesi, hanno stravolto il territorio facendo esondare fiumi ed aprendo voragini capaci di risucchiare tutto ciò che incontrava. Il ciclone Cleopatra, come è stato battezzato, ha sventrato abitazioni e cancellato in poche ore paesi oltre che intere famiglie.

Nessuno si salva, tutti stretti nell'immane tragedia che non sembra aver fine. Le previsioni allarmanti parlano di nuove intense precipitazioni per le prossime ore nelle medesime zone ed allora chi fermerà la furia di rigagnoli trasformatisi in fiumi di fango e morte?

Il sistema idrico e fognario è in ginocchio, così come le già fragili infrastrutture isolane. La Sardegna, infatti, bella d'estate e rinomata per il suo mare cristallino e le bellezze naturali, è da sempre territorio trascurato a livello di infrastrutture e purtroppo solo in situazioni di emergenza come questo ci si rende conto della realtà delle sue problematiche.

In questi momenti, solo in questi inizia la litania dei governanti e non su ciò che si doveva fare ma non si è fatto ed il rimpallo delle responsabilità. Belle parole, ma che come al solito sono tardive quasi irritanti davanti alla disperazione di tanta gente, che ha perso tutto ed in alcuni tristi casi anche la vita.

In tutta questa disperazione un'unica certezza è che avevamo la migliore protezione civile al mondo, invidiata da tutti probabilmente anche da noi stessi italiani, visto come è stata ridotta, esautorata di mezzi e qualunque potere.

Non è il momento di rinvangare il perché si sia giunti a questo punto, ma è necessario prendere coscienza che oggi è toccata alla Sardegna, di poche ore fa alla Calabria sotto attacco di una tromba d'aria, domani alla Campania, Puglia e via dicendo fino a quando della bella Italia non resteranno che ruderi, il tutto in nome del nulla.

Il premier Letta ha subito convocato un Cdm e stanziato 20 milioni per l'emergenza, ma se miracolosamente si sono trovati, dopo i lamenti degli ultimi giorni sulla mancanza di fondi, non sarebbe meglio pensare a sistemare il territorio prima di piangere le vittime? 

La paura di tutti è che accada come è stato per la Toscana prima, la Liguria dopo ecc ovvero i primi giorni massima attenzione, sottoscrizioni, più che giuste, sfilata dei politici con il viso contrito, ma dopo ognuno a casa sua se uno ce l'ha ancora.

Il meteo è quello che è, ormai. Bisogna aspettarsi cicloni, trombe d'aria, tempeste, ma se ci fosse ancora una protezione civile pronta ed efficiente, come ai tempi del tanto vituperato Dr.

Bertolaso forse lo si affronterebbe con più tranquillità e coraggio. Non si vuole qui celebrare nessuno, ma basta vedere quello che era la protezione civile sotto il suo comando, per capire cos'era e come è diventata ora.

Haiti a distanza di anni dal terremoto è allo stesso punto di allora, perché non lo si è voluto ascoltare, mentre le persone che lo hanno accolto in Africa possono gioire di avere un uomo con le sue capacità e competenze. Anche questa è l'Italia.