Un esperimento nato male, le larghe intese, sta per finire in gloria. Come sempre, nelle cose italiche, la tragedia ha sempre un retrogusto comico, non bastava la decadenza del Cavaliere pallido ricordo dell'imprenditore di successo che, nel '94, ispirava gli orfani della prima repubblica, soffiando sul vento dell'anticomunismo, maramaldeggiando su di un cadavere ormai decomposto, sotterrato dal muro che veniva giù a Berlino solo cinque anni prima.

Non bastavano le quotidiane cronache di malaffare che ci arrivano da ogni luogo in cui si maneggi denaro pubblico: ora, la Corte Costituzionale, garante della legge fondamentale, si pregia di farci sapere che, dopo otto anni di considerazioni e riflessioni, la legge elettorale con la quale è stato eletto l'attuale parlamento è nulla, o meglio, non è legittima e, quindi...

Esatto, quindi nulla, pronostichiamo un valzer di tavoli, esperti, mediazioni, insomma, un annetto di ossigeno per il governino di Letta e Alfano, fantasmi di quello spirito quasi costituente che mosse i primi passi di questa nostra Grosse Koalition all'amatriciana.

Riassumendo: siamo un popolo abusivo, con un parlamento abusivo, occupiamo senza titolo qualsiasi cosa qualcun altro non abbia l'accortezza di arraffarsi per sé, il trenta percento del PIL sommerso, un'evasione da Somaliland, corruzione ad ogni livello, classe dirigente di ottuagenari imbolsiti, relitti delle seconde file della Prima Repubblica, scelte infrastrutturali scellerate, compiute puntualmente per non scontentare il "qualcuno" di turno, ma il popolo, finalmente sembra iniziare a porsi delle domande: ma oggi "Uomini e Donne" è quello normale o quello dei vecchi?