L'Italia dei giorni nostri, con una classe politica impegnata strenuamente nella difesa della ridotta del proprio privilegio, spesso di piccolo quando non minuscolo cabotaggio, ci regala ogni giorno una piccola perla che si infila, una dopo l'altra, nella collana delle bestialità alle quali siamo così abituati da farle passare dietro sostanziale silenzio.
L'architettura costituzionale dello Stato, nella sua versione originaria, non prevedeva le Regioni quali enti amministrativi dotati di autonomia, impositiva e di valenza esterna nei confronti dei cittadini.
Il federalismo "all'italiana" della metà degli anni novanta ci regala, invece, un super ente che assume impegni, conclude accordi internazionali, mantiene rappresentanze all'estero, e questo moltiplicato per venti. La conseguenza: l'esplosione della spesa pubblica, dalle Alpi alle piramidi è stato un rincorrersi di assalti alla diligenza, spese folli, sanità fuori controllo, assunzioni "sociali" di migliaia di persone la cui unica funzione sembra essere quella di materializzarsi il 27 di ogni mese per percepire lo stipendio, spesso regalato a fini elettorali, dal caporione di turno.
Ciò che i più avveduti paventarono all'esordio del federalismo, così come voluto dalla riforma del titolo quinto, si realizza drammaticamente in un periodo di crisi nera, all'imposizione statale, non si sostituisce ma si aggiunge quella locale, regionale, provinciale e comunale, concorrenti, come spesso succede nel Belpaese, nell'attività di traslazione di risorse, dalle tasche dei malcapitati contribuenti, alle onnivore casse pubbliche.
È quasi un lustro che si dibatte circa l'abolizione delle Province, Enti reliquati, votati ad una missione "ristretta" all'edilizia scolastica, la manutenzione stradale e la cura del territorio, risparmio previsto: trecento e rotti milioni all'anno; peccato che queste funzioni, "residuali" nelle intenzioni malate del legislatore di allora, siano oggi di drammatica emergenza e lasciarle in mano ed enti depotenziati, privi di fondi e personale, suoni come amaramente ironico.
Chiediamoci, senza voler apparire inutilmente saccenti, se ci serve davvero la rappresentanza della Regione Calabria negli Stati Uniti, se potremo dormire lo stesso sapendo che la Regione Lombardia dovrà rinunciare al proprio stand all'Oktober Fest, domandiamoci, come se fossimo delle persone normalmente senzienti, a cosa servono le Regioni, idrovore di danaro pubblico e ripetitrici, nei venti parlamentini, delle nefandezze di una classe dirigente che si scopre impunita ed indiscutibile, anche quando si compra, con fondi pubblici, la frusta ed il completino in latex, scaricandolo dalle spese di rappresentanza "della gente". Almeno Cicciolina non nascondeva la propria natura dietro seriosi paludamenti.