La crisi che stiamo vivendo, ha tra i suoi principali alleati il nichilismo, cioè la perdita di fiducia in sè stessi e nelle proprie risorse; è l'annullamento dell'uomo al caldo abbraccio del nulla e la perdita di ogni valore che può fungere da appiglio. Arrendersi al nichilismo significa rassegnarsi al fatto di non essere in grado di affrontare la vita abbandonandosi al proprio destino.

Esempio di questo male sono i NEET (Not (engaged) in Education, Employment or Training), cioè ragazzi tra i 16 e i 35 anni che non si formano, non studiano e non lavorano.

Secondo i dati ISTAT, nel 2009, i NEET in Italia ammontavano a circa 2 milioni e nella classifica mondiale in termini percentuali al 2012 l'Italia, in questa poco onorevole classifica, è seconda solo al Messico.

Giacomo Bassi dice che i NEET sono "un esercito immobile di nuovi analfabeti lavorativi. Che ha perso il treno dell'istruzione, che scivola verso i confini del mercato occupazionale, che rischia di non contribuire mai al sistema previdenziale"; si parla quindi di una generazione perduta, non solo nell'aspetto produttivo come forza lavoro, ma anche nel suo spazio all'interno della società, diventando dei soggetti invisibili, privi di lavoro e dignità.

Vittime o artisti?

Davanti ad un problema insormontabile si può agire in due modi: o facendo la vittima o l'artista; cioè o cedendo all'automortificazione ed al nichilismo oppure cercando un modo di reinventare se stessi e la propria vita.

A. Einstein diceva che i momenti di crisi sono proprio i più fertili: "La creatività nasce dall'angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. È nella crisi che sorge l'inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere 'superato'. Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e difficoltà, violenta il suo stesso talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni".

Per uscire dalla crisi serve un nuovo umanesimo, cioè la riscoperta della bellezza dell'anima, ed è proprio quella bellezza, come dice Dostoevskij che salverà il mondo. Nell'uomo ci sono già tutte le risorse e le capacità per risollevarsi, come diceva un vecchio poeta greco, K. Palàmas "bisogna discendere le scale del male per far nascere di nuovo, per ritrovare le nostre ali capaci ancora di sollevarci".