È di questi giorni la notizia dell'arresto di Gennaro De Tommaso, soprannominato Genny a' Carogna, noto capo degli ultras a seguito della Napoli Calcio. Gli sono stati contestati resistenza a pubblico ufficiale e altri reati da stadio. Il tutto è legato ai fatti del 3 maggio di quest'anno accaduti prima dell'incontro della finale di Coppa Italia. Al De Tommaso, a seguito del ferimento di Ciro Esposito, viene addossato un presunto accordo coi calciatori napoletani per permettere il decorso della partita con la Fiorentina. Misure cautelari sono state attuate anche nei riguardi di altri quattro ultras napoletani, in riferimento ad episodi di resistenza avvenuti, all'interno e fuori allo stadio, contro appartenenti delle forze dell'ordine, ad opera di un centinaio di ultras partenopei guidati proprio da Gennaro De Tommaso.

Queste ultime azioni compiute dalla Procura di Roma, ci riportano alla triste vicenda di Ciro Esposito. E proprio dinanzi agli ultimi sviluppi giudiziari, genitori e famigliari di Ciro Esposito si alzano a difesa della memoria del loro congiunto, per il quale fu celebrato un funerale molto simile a quelli in onore di un eroe di guerra con tanto di lutto cittadino decretato dal sindaco De Magistris di Napoli e assegnazione di una piazza col suo nome a Scampia. Ancora oggi parlano di Ciro Esposito come di un eroe, simbolo pulito dello sport sano per tutta l'Italia.

Riflessione

Si può comprendere il dolore straziante e il vuoto incolmabile che stanno vivendo i genitori per la perdita del figlio.

Ma da parte nostra è necessario analizzare i fatti con fredda lucidità. Le indagini sugli scontri avvenuti prima di quella finale calcistica proseguono e molti aspetti di quel che è realmente accaduto sono ancora tutti da scoprire. Ma qualche punto resta fermo. Quella sera ultras romanisti e partenopei erano impegnati in una rissa senza esclusioni di colpi.

In mezzo a questa zuffa collettiva c'era anche il giovane Esposito, che non poteva trovarsi proprio in quel punto in maniera del tutto casuale. Quell'asfalto, in quel momento era occupato da gente abituata ad aggredire con pugni e calci, bastoni e coltelli e, qualche volta, anche con la pistola. Questa è la gente che non permette alle famiglie italiane di recarsi allo stadio in totale sicurezza.

Non è credibile che Esposito fosse lì a difendere utilizzando strumenti pacifici un autobus di famiglie dirette all'Olimpico. No! Quella maledetta sera lui era nel centro della violenza e ne è rimasto vittima. Ecco la parola giusta per definire Esposito: vittima, non eroe. Famigliari e amici sostengono che era un bravo ragazzo e lavoratore, ma si è trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato. Si è trattata di una sua libera scelta e, purtroppo, ne ha pagato un prezzo altissimo. Al suo funerale era presente anche Genny 'a Carogna, acceso protagonista di un mondo che non ha nulla di eroico. La sua presenza non era casuale, perché a quel mondo apparteneva anche Ciro Esposito. Il giovane è stato indagato per rissa, ma noi, per il suo triste epilogo, non lo definiamo colpevole per essere stato presente su quell'asfalto la sera che restò ferito a morte, ma vittima. Vittima dell'universo ultras e di questo calcio italiano da ripulire dall'apice alle fondamenta.