Mario Monicelli e Robin Williams: entrambi hanno dato un indimenticabile contributo al cinema. Sono stati l'espressione del talento puro e, ognuno a modo suo, ha vissuto a pieno la propria aspirazione. Il regista italiano, temeva di annoiarsi e all'età di 92 anni dichiarò di aver scelto di vivere da solo, pur avendo figli e nipoti…: "per rimanere vivo il più a lungo possibile". Secondo lui, l'aiuto dei cari, nei confronti di un "vecchio", faceva sì che questi avrebbe avuto sempre qualcuno a fargli qualsiasi cosa tanto che, pian piano, non avrebbe fatto più niente: "…non si muove più e diventa un vecchio rincoglionito.
Se invece il vecchio è costretto a farsi le cose da solo, rifarsi il letto, uscire, accendere dei fornelli, qualche volta bruciarsi, va avanti dieci anni di più." (Vanity Fair, giugno 2007). Amava la vita ma quella degna di essere vissuta. Negli ultimi anni, un cancro alla prostata, stava spazzando via quella dignità. Mario Monicelli è morto suicida la sera del 29 Novembre 2010.
Robin Williams, con quei suoi occhi buoni e il suo viso sempre sorridente, trasmetteva un'immediata simpatia e soprattutto tanta energia. Nessuno si sarebbe mai aspettato un gesto così tragico da parte sua ma anche in questo caso, la dignità della vita, stava per esser messa in gioco. Dopo qualche giorno dalla sua morte, la moglie, Susan Schneider, ha rivelato che Robin, aveva recentemente scoperto di essere affetto dal morbo di Parkinson.
Poteva lui, accettare, di procurare tristezza? Robin Williams è morto suicida l'11 Agosto 2014.
Mario Monicelli, Robin Williams: entrambi morti suicidi.
Possono essere considerati questi due tragici atti… eutanasia volontaria? Il cancro di Monicelli era in fase terminale mentre la malattia di Williams allo stadio iniziale, da quanto si conosce.
Entrambi nel pieno delle loro facoltà mentali anche se inevitabilmente turbate, hanno preferito la morte ad una vita che avrebbe perso man mano dignità, indipendenza e senso. Chissà quanto la sofferenza fisica e la paura abbiano inciso in questi due casi. Il gesto del grande regista italiano, potrà essere alla fine giustificato, se si vuole, ma per quanto riguarda l'attore americano… che aveva solo 63 anni, forse ci si sarebbe aspettati di vederlo lottare e resistere come altri nella sua condizione.
Le immagini di quell'allegro burlone, di quel sognatore, fino a ritornare a quell'alieno che con i suoi 'nano-nano', impegnò un'intera generazione a cercare di eseguire lo stesso saluto, si saranno susseguite malinconicamente nella mente di tutti. Entra a far parte della scena finale, il discorso sull'eutanasia: se un malato chiede di porre fine alle sue sofferenze, quando non si può far altro che attendere la morte, che avverrà ma solo dopo una lenta e magari lunghissima agonia… è giusto che continui a soffrire? Per chi? Perché può accadere un miracolo e guarire o perché i parenti vogliono poterlo avere ancora vicino? Se l'uomo è realmente libero di decidere per la sua vita… perché non lo può essere per la sua morte?