Si parla tanto della crisi degli Stati nazionali e, quando ci si lamenta giustamente di questa Unione Europea, lo si fa soprattutto per il mancato raggiungimento dell'ideale degli Stati Uniti d'Europa. Invece si continua a vivere con questo retrogrado e becero patriottismo, che finisce per essere più legato alle squadre di calcio che all'identità culturale. Allora, anche se sarebbe meglio che non lo facessero per necessità, è bene che i nostri giovani vadano all'estero, in Europa o nel resto del mondo, per studiare, per lavorare, per conoscere e, soprattutto, per liberarsi di tutte le incrostazioni che la scuola devastata, la cultura deviata, la politica meschina, hanno contribuito a depositare sugli italiani.
È normale che, quando va in crisi un modello, o sistema che dir si voglia, ci sia una gran confusione come, secondo gli astrofisici, ci doveva essere prima del big bang che avrebbe dato origine all'universo, o come quando si fa un trasloco, essendo costretti a prendere in mano le vecchie cose e a decidere quali gettare o portare via e, poi, nella nuova casa a rimettere tutto in ordine. Chiaramente quello che seguirà alla confusione sarà un ordine nuovo e diverso, non necessariamente migliore o peggiore, ma in ogni caso un ordine di qui e di ora. Anche se, non trattandosi di un semplice trasloco, questa confusione può protrarsi a lungo. Certo è che, se possiamo scegliere una nuova casa, per ora non possiamo sceglierci un altro mondo.
Nel frattempo è importante che, con un minimo di coraggio, affrontiamo la fatica e il rischio del nuovo: quelli che vanno via, il nuovo che troveranno; quelli che restano, il nuovo che si determinerà, tra emigranti, immigrati e loro stessi. Del resto, sia partendo che restando, non bisogna essere degli eroi per superare la paura del cambiamento.
Poi, forse, questi giovani, nuovi emigranti, potranno tornare indietro e potranno portare a questa vecchia, stanca Patria nuove idee e, magari, troveranno anch'essi qualcosa di nuovo perché, anche consolatoriamente, possiamo ripetere che quando la confusione è grande la situazione è eccellente.