Si è scritta oggi pomeriggio la parola "fine" in calce alla vicenda relativa alla licenza Uefa del Genoa che, come ormai noto, non ha conseguito il nulla osta per scendere in campo in Europa League il prossimo anno. Nonostante l'epilogo fosse quasi scontato, ancora una volta si registra un atteggiamento quantomeno discutibile del Genoa che, nonostante avesse l'occasione per entrare nel merito e dimostrare la propria posizione sanata (o almeno così è stato detto urbi et orbi), ha preferito ritirare il ricorso.

L'arbitrato al Coni ha dunque avuto luogo "pro forma", durando meno di un'ora e lasciando esterrefatti molti osservatori. In tanti erano preparati alla "mazzata" ma almeno si sperava in una maggiore vis pugnandi della Società. E invece, come annunciato a Sky dall'avvocato Mattia Grassani, si è scelto di ritirare il ricorso e di accettare la sentenza di secondo grado in ossequio alle istituzioni sportive e ai termini perentori dell'Uefa. Un po'come se un condannato comune rifiutasse un processo d'Appello (ovvero l'ultimo che analizza i fatti) pur avendo elementi in grado di annullare o attenuare la pena, per rispetto nei confronti del giudice che l'ha condannato.

Elementi che pure sembravano possibili da intravedere ma che evidentemente non ci sono, questa almeno la preoccupazione di chi avrebbe preferito una sconfitta "onorevole" al termine di una dura battaglia, magari con arringhe e documenti attestanti le avvenute transazioni. Niente di tutto questo e allora ci si chiede il perché di una pantomima lunga diversi giorni, premi qualificazione per la squadra, ammissioni di colpa accompagnate da promesse di riscatto e finanche ricapitalizzazioni, quando il finale era già scritto. Forse non si voleva andare in Europa League perché non redditizia e, al contrario, dispendiosa? Opinione che Preziosi ha da sempre, tra l'altro.

È vero, il Genoa potrà programmare la prossima stagione senza assilli da preliminari a temperature quasi proibitive, non dovrà prepararsi prima e peggio di nessuno, ma allora ci si chiede che senso ha uno sport dove un obiettivo teoricamente gratificante, viene percepito (non solo dal Genoa) come gravoso?

Come mai calciatori che hanno scelto una vita fatta di tanti onori e qualche onere, diventano incapaci di rendere al meglio solo per qualche giorno in meno di vacanza, specialmente oggi che le rose sono infinitamente lunghe? Queste alcune banali ragioni per cui è bene sottrarsi a comportamenti da "volpe e uva". E ancora, serve chiarezza sul fronte societario (con Lee o meno) per capire che ne sarà del "giocattolo" semi perfetto di quest'anno. I tifosi hanno già idealmente salutato Mbaye Niang e Andrea Bertolacci, sono pronti a fare altrettanto coi vari Facundo Roncaglia, Edenilson e altri non di proprietà. Ma che sarà di Iago Falque, Diego Perotti, Mattia Perin, Tomas Rincon, Sebastien De Maio, "Kuco" Kucka e perfino di Leonardo Pavoletti?

L'imminente calcio mercato (in entrata dove alcuni arrivi - Pandev, Gakpe e Lazovic - sono già certi, come in uscita) darà all'ambiente Genoa le risposte che in tanti aspettano. Risposte che, possibilmente, devono essere di tenore diverso rispetto a quelle ascoltate e viste nelle ultime settimane. Con la speranza che il danno licenza non si riverberi sull'immagine e l'appeal di una squadra che, come poche in Europa, macina calcio di qualità superiore.