Giorgio Squinzi, Presidente di Confindustria, nonché patron della Mapei, azienda che, partendo dalla mitica coccoina, ha raggiunto una posizione di leadership internazionale nel campo degli adesivi industriali per l’edilizia, ha perfettamente ragione quando dice che il sindacato continua ad essere un fattore di ritardo nella modernizzazione del Paese.
Squinzi si lamenta giustamente delle lungaggini nella elaborazione e nella conclusione degli accordi sindacali ma, di là dalle ben note rivendicazioni del sistema produttivo italiano, relative al fisco, al credito, alla burocrazia, alla previdenza e, quindi, rivolte al Governo, non dice che cosa Confindustria intenda fare per cambiare registro nel rapporto con il sindacato.
Gli accordi si fanno in due.
Chiaramente un sistema di relazioni, qual è l’ordinamento intersindacale, si gestisce soltanto con la convergenza delle parti sociali. Tuttavia ci può essere e, specialmente in momenti particolarmente difficili, ci deve essere propositività dall’una o dall’altra parte. E, talvolta, la proposta deve essere forte, se non dirompente.
Quando è necessario un salto di paradigma non ci si può adagiare sulle manutenzioni dell'esistente, più o meno straordinarie, e sicuramente non ci si deve dedicare ai restauri, ma si deve por mano a interventi radicali, che possano dare alla struttura forme diverse e nuove funzionalità, sempre che non si voglia procedere a demolizioni e ricostruzioni, come avviene nel settore delle costruzioni edili.
Del resto, come il fattore tempo è importante nel campo dell’edilizia, senza considerare il disastro dei lavori pubblici italiani, che non finiscono mai, così nella contrattazione tra le parti sociali il tempo del confronto sindacale è diventato determinante, se si vuole le aziende possano rispondere con immediatezza a tutte le sollecitazioni che il mercato rivolge loro, ogni qual volta ciò fortunatamente accade.
La sfida più grande.
Quindi, oggi, non si tratta più di avvantaggiare l’una o l’altra parte. La sfida da affrontare e, possibilmente, vincere oggi è quella di aiutare le aziende e i lavoratori a fronteggiare insieme le esigenze del momento, considerando sempre il bene comune maggiore della somma dei beni di ciascuna parte.
E bisognerebbe che le parti sociali si convincessero, pur senza voler archiviare la dimensione del conflitto, con le sue valenza positive, che dovrebbero abbandonare tutti gli atteggiamenti di contrapposizione ideologica e dovrebbero, invece, sentirsi accomunate da un prevalente obbiettivo comune, per far ripartire la crescita, a beneficio dei presenti e dei futuri lavoratori.
La Confindustria di Squinzi è pronta a presentare al Sindacato una proposta innovativa e, soprattutto, è pronta a sostenerla efficacemente, pur nel rispetto di una logica generale di contrattazione, per dar luogo, rapidamente, a un cambiamento delle regole e dei comportamenti incisivo e, forse, decisivo per la nostra industria e per il nostro Paese?