La valutazione dei docenti, introdotta dalla recente legge di riforma del sistema scolastico, rappresenta il punto di coagulo di molti temi e aspetti fortemente osteggiati dai docenti stessi. Per la sua stessa composizione, il Comitato preposto a individuare i criteri meritocratici utilizzabili dal preside-sceriffo per premiare con un bonus in denaro un’esigua platea di meritevoli, rappresenta, in effetti, lo specchio in cui si riflettono la logica e i fini ultimi di tutta la Controriforma della Scuola pubblica.
Contrastare quella modalità di valutazione e quel meccanismo premiale significa perciò disarticolare l’intero impianto e l’intera filosofia della nuova legge.
Finzione e scuola-azienda
Grazie ad un’abile e seducente comunicazione mediatica, distinguendo gli insegnanti fra bravi e meno bravi, il nuovo sistema valutativo/premiale appare ispirato ad apparenti principi meritocratici; in realtà, addebitando ai singoli docenti tutte le distorsioni del sistema-scuola, dissimula e capovolge responsabilità in gran parte attribuibili alle scelte politiche degli ultimi anni. In più, per come strutturato, costituisce un fondamentale passaggio verso l’edificazione della scuola-azienda.
Dal modello aziendale, infatti, esso trae valori e paradigmi: ne riproduce la gestione autoritaria e verticistica, la competitività individuale, la riduzione dell’insegnamento a pura attività industriale, valutabile in base alla soddisfazione delle imprese finanziatrici circa la qualità del prodotto-studente.
La scuola della Costituzione
Le relazioni sociali e la Scuola voluta dalla Costituzione non sono, però, riducibili a mero produttivismo: per conservare la sua natura pluralista e democratica tesa alla formazione/educazione del cittadino consapevole, l’insegnamento non può che essere libero da condizionamenti e costrizioni perché solo il confronto fra posizioni diverse può educare a vivere, con spirito critico, in una società plurale e tollerante.
Confliggendo insanabilmente con i principi posti a fondamento della Scuola Pubblica, il premio ai pochi (presunti) meritevoli da una parte alimenta la competizione fra i docenti, frantuma e atomizza l’insegnamento che, da attività collegiale e cooperativa, diviene pratica individuale sempre più appiattita sulle direttive di un preside onnipotente, magari condizionato dagli sponsors privati; dall’altra demotiva la cospicua parte di docenti ingiustamente esclusi, con il possibile risultato, tutto a danno degli studenti, di deprimere anziché migliorare la qualità dell’offerta formativa. Per parte sua la composizione del Comitato di Valutazione, integrato da membri esterni privi delle necessarie competenze e professionalità, compromette sia l'imparzialità del giudizio sia la libertà d'insegnamento Come ai tempi più bui della nostra storia, i docenti sotto ricatto diverranno così i sacerdoti di un pensiero unico piegato alle richieste di finanziatori che pretendono forza lavoro educata all’obbedienza senza diritti.
Come resistere
Se la nuova valutazione è elemento strategico ed emblematico della Scuola confindustriale, altrettanto strategica, emblematica e radicale deve perciò mostrarsi l’azione per neutralizzarne effetti. In questo senso, il possibile contenzioso determinato dal rifiuto dei docenti di scegliere la loro componente nel Comitato, potrebbe innescare una pronuncia d’incostituzionalità in grado di travolgere, simbolicamente e politicamente, impianto e logica della Riforma.