Il 2015 sta andando in archivio, si ricorda quello che è successo in questi dodici mesi. Quello che ci ha maggiormente colpito e che lascerà un segno nei nostri ricordi. L’argomento principale è stato senza dubbio l’Isis. Quest’organizzazione che abbiamo imparato a conoscere attraverso gli eventi terroristici di Parigi. Ma è interessante, e anche indispensabile, soffermarsi sugli aspetti che meno vengono notati di Isis.
Il punto principale è il loro modo di fare comunicazione. Non è arretrato, o superficiale come si può pensare, bensì molto efficace e fa leva sulle nuove generazioni, utilizzando il loro linguaggio. Come reclutare soldati, ad esempio.
L’ispirazione principale dei video che tendono a raccogliere volontari si basa sui videogames, principalmente su due, che sono fra i più famosi: Grand Theft Auto e Call of Duty. Quello che tu puoi fare nella finzione lo puoi riprodurre nella vita reale. Lascia il joystick e impugna un’arma. Questo è il loro messaggio. Un passaggio semplice, ma efficace. In un mondo in cui la comunicazione si sta evolvendo a ritmi vertiginosi ed in cui l’immagine è ciò che conta di più, sfruttano le reti del web e i social per diffondere i loro messaggi.
Ostentano anche ricchezza, dimostrando che con il califfato si vive bene, negli agi. Gli attacchi di Parigi per loro non sono stati una conquista territoriale; di certo non hanno invaso la Francia o conquistato una città, ma hanno avuto un altro risultato forse ancora più importante.
Il territorio di internet. Perché a noi occidentali, la loro storia, le loro vite, le loro immagini sono arrivate e ci sono state raccontate solo in seguito a questi drammatici eventi, avvenuti nel cuore della nostra civiltà. Se oggi pronunciamo la parola paura, subito l’associamo a Isis. Questa è loro vittoria più grande. Se ci addentriamo ancora di più nel loro modo di fare comunicazione scopriamo che essa è possibile sintetizzarla come quella di un palinsesto televisivo.
Esistono video per un pubblico maschile, film d’azione prodotti da Isis, anche film per le famiglie, in cui si mostra una vita felice sotto il califfato. E questi non vengono sottoposti a nessun tipo di censura in quanto non riportano immagini di violenza. Sono video brevi, di un minuto e mezzo al massimo, e si chiamando mujatweets all’interno dei quali viene raccontata una sorta di quotidianità serena. La loro comunicazione per l’arruolamento si ispira a quella americana. Allo zio Sam. Chi non ricorda il cartellone con un signore dai capelli brizzolati ed un cappello a tuba in testa, con il dito rivolto verso chi guarda. Voglio te. I want you. Allo stesso modo agiscono con un soldato dalla barba lunga che indica chi sta guardando.
Questo è il concetto: sono molto intelligenti in quello che fanno e sanno comunicare, e ai giorni nostri è una qualità fondamentale per fare breccia nel cuore di migliaia di persone. Sono abili anche nello sfruttare la crisi economica, in particolare quella dei quotidiani online i quali hanno bisogno di click, di visualizzazione sempre maggiori. Così sanno che i loro video verranno subito pubblicati e diffusi in rete, poi, in seguito ci sarà censura delle immagini più forti, ma il loro risultato l’avranno già ottenuto. Sanno parlare ad un immaginario collettivo. L’arma utilizzata e sempre presente nelle riproduzioni è l’AK-47 l’unica arma che conoscono tutti. Prendere coscienza, di queste abilità è un passo importante verso il loro annientamento.