Mancano ancora dieci mesi alle prossime elezioni americane, ma la competizione elettorale sta già entrando nel vivo. Lunedì 15 gennaio in Iowa inizieranno le primarie del Partito repubblicano, il primo vero appuntamento politico. Nel frattempo, i Democratici puntanto ancora su Joe Biden, il presidente in carica, nonostante alcuni dubbi sulla sua tenuta fisica e sul consenso.
Le primarie del Partito repubblicano
Lunedì 15 gennaio 2024 ci sarà il primo test elettorale per i repubblicani nello stato dell'Iowa (con il Caucus) e poi in quello del New Hampshire.
I candidati sono Donald Trump, Nikki Haley, Ron De Santis e l'imprenditore Vivek Ramaswamy. L'ex governatore del New Jersey, Chris Christie, invece, si è ufficialmente ritirato mercoledì 10 gennaio. Sempre il 10 gennaio si è tenuto l'ultimo dibattito che ha visto andare davanti alle telecamere il governatore della Florida Ron De Santis e l’ex governatrice della South Carolina ed ex ambasciatrice alle Nazioni Unite, Nikki Haley. Donald Trump, come ormai di consueto, non si è presentato, preferendo rilasciare un'intervista a Fox News andata in onda nelle stesse ore del dibattito. Mentre gli altri due sfidanti, Vivek Ramaswamy e Chris Christie sono stati automaticamente esclusi in quanto non hanno raggiunto nei sondaggi la soglia minima del 10% dei consensi.
Quest'ultimo, appunto, ha deciso di ritarare la sua candidatura.
De Santis e Haley sono i due sfidati di Trump, ma restano molto distanti in termini di percentuale. Trump, al momento, avrebbe infatti un 60% di elettori che lo vorrebbero come candidato repubblicano alla presidenza degli Stati Uniti. I suoi guai giudiziari, almeno per questi test elettorali, non sembrano aver influenzato particolarmente la decisione degli elettori.
Ron De Santis, stando agli ultimi sondaggi, è ancora il secondo in lizza con con il 12%. Halley è subito sotto con l'11%.
Il primo test in Iowa
Lunedì con i primi voti in Iowa si saprà qualcosa in più, ma è ancora presto per trarre delle conclusioni. Certamente Trump, nel corso di questi mesi, dovrà fare i conti con i giudici e i suoi 91 capi di imputazione, tra cui l'assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021 e i documenti coperti da segreto di stato sottratti e portati nella sua residenza di Mar a Lago, in Florida.
A marzo la Corte Suprema si esprimerà sulla sua candidabilità nello stato del Colorado che al momento lo ha estromesso dalle liste elettorali. Anche in Michigan Trump è stato considerato non idoneo dai giudici dello stato. Le cause intentate in Michigan e in Colorado sono due degli almeno quindici casi in cui, in diversi stati e in vari modi, si sta cercando o si è cercato di bloccare la candidatura di Trump alle primarie del partito Repubblicano, e quindi alle presidenziali del 2024.
Nonostante questo, resta sempre Trump, il candidato principale che, salvo sorprese clamorose o decisioni di tribunali, sfiderà Joe Biden, il candidato dei democratici. Trump resta per molti analisti - anche all'interno del partito repubblicano - un pericolo per la democrazia, per le sue uscite estemporanee, per i tanti processi in corso e per i suoi possibili progetti futuri: di recente ha detto che "farà il dittatore per un giorno" con lo scopo di fermare l'immigrazione dal confine con il Messico.
Ha anche fatto intendere di voler uscire dalla NATO, l'alleanza che dalla fine della Seconda guerra mondiale ha garantito forti relazioni diplomariche con l'Europa e stabilità a livello globale.
Le primarie del Partito Democratico
Già, i Democratici. L'attuale presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha confermato la sua candidatura alle prossime elezioni del 5 novembre 2024. Le primarie si svolgeranno anche se il risultato appare scontato. Sempre, infatti, quando si cadida il presidente ad un secondo mandato, le primarie sono poco più di un pro forma. Attualmente, tra le file democratiche, non ci sono candidati che possono togliergli la sedia. L'unico che poteva avere qualche briciolo di chance era l'avvocato complottista e no-vax Robert F.
Kennedy Jr., che però ha deciso di correre da indipendente. Restano Dean Philips, rappresentante del Minnesota alla Camera, e Marianne Williamson scrittrice, già candidata alle primarie del 2020.
In questi mesi si è parlato molto della candidabilità di Joe Biden soprattutto data la sua età. Lui ha spesso affermato che è l'unico in grado di battere Donald Trump e che si è ricandidato proprio per arginarlo. Nel 2020 Biden, infatti, vinse abbastanza nettamente contro il suo sfidante. Ad agosto si terrà la Convention del partito, quest'anno a Chicago: Biden potrà mostrarsi e lanciare il suo progetto elettorale per i prossimi quattro anni. Anche per quanto riguarda la vicepresidenza non sembrano esserci dubbi con la conferma di Kamala Harris.
Il suo sostegno da parte dei cittadini americani al momento non è tra i più positivi, ma una sua sostituzione risulterebbe troppo complicata per il partito. Dunque, l'assetto sembra essere lo stesso di quattro anni fa.
Nel frattempo, nel mondo e negli Stati Uniti sono accadute molte cose. La guerra in Ucraina e poi quella nella Striscia di Gaza, l'inflazione e i successivi rilazi dei tassi della Fed, il cambiamento climatico che è diventato sempre più urgente.
Stando ai dati economici, l'amministrazione Biden ha portato buoni risultati politici, nonostante il sentiment della nazione non sia così d'accordo: l'attuale Presidente è infatti ai minimi storici in termini di preferenze nei sondaggi, attestandosi poco sotto il 40%.
La cosiddetta Bidenomics ha portato nuovi posti di lavoro, aumenti salariali e una buona alleanza Altantica. Tutti tasselli che dovranno essere messi in campo durante questa campagna elettorale. Un altro capitolo è la sua età anagrafica. Il modo in cui spesso viene rapprentato dai media mostra un presidente anziano che inevitabilmente fa i conti con il passare del tempo e non passano inosservate le sue gaffe durante gli incontri pubblici. Per questo, l'interrogativo di molti americani, anche democratici, è se sia in grado di affrontare un secondo mandato.