È notizia di queste ore che un asilo nido di Milano in via Toce, nel quartiere Isola, ha deciso di cancellare il cerimoniale della realizzazione di piccoli lavoretti come regali per la festa del papà. Ciò è avvenuto in base alla sensibilità di insegnanti, dirigenti e di una parte dei genitori, i quali hanno preferito dare un segnale di condivisione ai bambini e genitori di “famiglie arcobaleno”, per intenderci quelle composte da due mamme o due papà.

In compenso, in quella giornata sarà avviata una programmazione didattica dedicate alle diverse etnie.

La festa del Papà è nata in America in una chiesa metodista agli inizi del Novecento, in seguito esportata nel resto del mondo. In Italia è stata collegata dalla Chiesa cattolica alla celebrazione di San Giuseppe, padre di Gesù, e marito della Vergine Maria. Giuseppe viene scelto da Dio quale custode della famiglia. La festività legata a questo importante personaggio della tradizione religiosa ha, in realtà, radici ben più profonde. Basti pensare che già nel 1030 i monaci benedettini cominciarono ad onorare la solennità di San Giuseppe. Successivamente, nel 1621, grazie a Gregorio XV anche la chiesa cominciò a celebrarla ufficialmente.

 

Anche la festa della mamma ha origini remote. Queste sembrano essere legate alle antiche popolazioni politeiste che, nel periodo primaverile, celebravano le divinità femminili legate alla terra e alla sua ritrovata fertilità. Nell'antica Grecia, gli Elleni dedicavano alla loro genitrice un giorno dell'anno: la festa coincideva con le celebrazioni in onore della dea Rea, la madre di tutti gli Dei. Gli antichi romani, invece, intitolavano una settimana intera alla divinità Cibele, simbolo della Natura e di tutte le madri. In Italia, la festa della mamma fu festeggiata per la prima volta nel 1957 da don Otello Migliosi, un sacerdote del borgo di Tordibetto ad Assisi. Successivamente, l'evento è entrato a far parte del nostro calendario e, come in molti altri Paesi, viene celebrato la seconda domenica di maggio per far ricadere la festività in un giorno non lavorativo (la domenica) da passare in famiglia.

Insomma, sono due feste strettamente legate a sentimenti religiosi, ad una riflessione sul "chi siamo e cosa vogliamo" che, per quanto cangianti e attualizzate al periodo storico di riferimento, sono legate da un filo conduttore preciso: onorare la maternità e la paternità. Persino i Paesi che hanno rimosso le motivazioni religiose hanno dovuto associare la festa a qualcosa, ai padri nel loro ruolo nazionale, come avviene in Russia, dove è celebrata in onore dei difensori della patria, oppure in Thailandia, dove coincide con il compleanno del sovrano, venerato come "padre della nazione".

Arriviamo al dunque. Torniamo all’iniziativa milanese sulla stregua di altre scuole bolognesi che hanno bypassato, abolito la festa del papà, in virtù di una nuova società nascente.

È lodevole anche l’iniziativa di una programmazione didattica che punti a far conoscere altre culture. La cosa che non ci quadra è: perché annullare la storia, le ragioni culturali e antropologiche che ci contraddistinguono? Per quale motivo, anziché togliere, non aggiungere una nuova festività delle nascenti unioni civili, nel segno di una “nuova era” che si fa strada?

Abbiamo l’impressione che, con la scusa di essere inclusivi di altre minoranze, politicamente corretti, rischiamo di perdere la nostra cultura, la nostra essenza. Vale lo stesso discorso per il crocefisso nelle scuole. Per quanto riguarda le altre festività religiose, è già da tempo iniziata la polemica sulla laicità dello Stato, dimenticando che senza un racconto che ci dice chi siamo, cosa vogliamo e dove andiamo, l’uomo non ha scampo, prima o poi va in corto circuito. Il racconto laico o religioso è necessario, e soprattutto entrambi non sono in contrasto, ma si possono integrare.