L’erba del vicino è sempre più verde. Spesso ci lamentiamo che l’Europa non ha la capacità di dare una risposta unitaria all’emergenza quando si parla di problemi grossi come l’immigrazione, gli embarghi, partecipazione alle guerre, contro la criminalità internazionale organizzata, oggi più che mai con l’esperienza Coronavirus. La presenza di tanti stati all’interno dell’Eurogruppo, con culture ed esperienze diverse, non gioca a favore di una coesione. Allo stesso tempo, nel nostro paese si riproducono quelle dinamiche europee di uno contro l’altro, nonostante l’emergenza e l’unità di intenti necessaria.

Abbiamo fughe centrifughe di alcune Regioni per chiedere al Governo la riapertura delle attività lavorative, almeno parzialmente, iniziando con tre giorni lavorativi a settimana. Persino la Lega calcio (Figc) ha avanzato la pretesa di dover ricominciare al più presto il campionato. Un dibattito controverso e complicato. Addirittura, proprio ieri queste forze politiche hanno votato contro gli “coronabond al Parlamento europeo pur di rimarcare la loro diversità e far dispetto alle forze di Governo.

Il dibattito italiano le divergenze Stato e Regioni

Da un lato abbiamo un Governo che tenta, attraverso l’Unità di Crisi, di trovare risposte unitarie, sulla base di un pool interdisciplinare, dal punta di vista degli interessi nazionali economici e sociali.

Dall’altro canto i Governatori delle singole Regioni, sulla base dell’autonomia decisionale, vogliono andare in controfase come fossero slegate dal resto d’Italia. Come se i problemi fossero diversi, le capacità di gestione altrettanto e soprattutto la volontà stoica dei cittadini potesse fare la differenza. Il Governatore, deux macchina del territorio si fa interprete in prima persona delle richieste dei suoi amministrati.

Le Regioni in questione sono la Lombardia, Piemonte, Veneto e Sicilia. Guarda caso, i Governatori dissidenti sono tutti figli di Salvini, Berlusconi e Meloni, meglio noti come Fontana, Cirio, Zaia e Musumeci. Un bel coraggio si potrebbe dire, se non fosse per il fatto che proprio la Lombardia e Piemonte sono le Regioni che hanno riscontrato più vittime di ogni altra, alcune procure si stanno muovendo per capire l’anomalia dei morti spropositati nelle Residenze per Anziani.

La posizione unitaria dei sindacati

Di fronte a tanto decisionismo, Cgil, Cisl e Uil sono dubbiosi "…è fondamentale che venga mantenuto un forte presidio e una regia nazionale sulla sicurezza e tutela massima della salute per tutti i lavoratori e le lavoratrici…", dicendosi "…preoccupati delle iniziative di singole regioni o realtà territoriali perché crediamo che in tal modo si possano pregiudicare gli sforzi che tutto il Paese ha messo in campo. Non è il momento delle fughe in avanti o dei protagonismi. Occorrono linee guida omogenee e condivise". Due spinte contrapposte, una unitaria nazionale ed una periferica regionale.

Il Governo ha fatto sapere che c’è già una task force che sta lavorando su una griglia di rischi per singola attività commerciale.

La suddivisione delle attività produttive tiene conto del rischio contagio, basso, medio o alto. Attraverso una tabella saranno individuate le aperture e chiusure. Fermo restando che la Fase 2, dopo il 4 maggio, dovrà tenere conto della differenza regionale, parola di Fabrizio Starace membro autorevole della task force. In altre parole, di preciso non si sa nulla, nei prossimi giorni vedremo. Ma più probabilmente sarà una terza via tra la spinta regionale e la decisione unitaria nazionale. Nella più antica tradizione del cosiddetto papocchio.

L'America di Donald Trump

Se l’Europa aspetta a trovare un’unità, l’America di Trump che già ce l’ha da quasi 250 anni, in queste ore ha deciso di abdicare alle sue prerogative unitarie lasciando ai singoli Stati di fare come meglio credono.

Tutto accade per ragioni opposte a quelle italiane, mentre Trump vorrebbe riaprire immediatamente le attività lavorative, nonostante il record mondiale di vittime e contagiati, i Governatori di alcuni Stati chiedono il prosieguo del lockdown per evitare una ecatombe. Come Ponzio Pilato, Donald Trump ha detto “sta a voi decidere…” ai governatori degli Stati americani. Secondo quanto riporta il New York Times, il presidente americano ha rimandato le decisioni ai governatori in una decisa retromarcia rispetto ai giorni scorsi quando ha rivendicato la sua totale autorità nel decidere, aprendo uno scontro violento con gli Stati americani. I dati sono inquietanti I casi di coronavirus negli Stati Uniti sono oltre 650.000, per l'esattezza 654.301.

I morti sono 31.628. Le richieste di sussidi alla disoccupazione negli Stati Uniti la scorsa settimana si sono attestate 5,24 milioni, dopo i 6,61 milioni della settimana precedente. Complessivamente 22 milioni di americani hanno chiesto i sussidi nelle ultime 4 settimane. Per adesso, lo Stato di New York resterà chiuso fino al 15 maggio. Il governatore Andrew Cuomo è stato categorico, prolunga così le chiusure delle attività non essenziali per il prossimo mese, malgrado il pressing di Donald Trump. Vedremo cosa faranno gli altri stati, speriamo che per una volta tra Gesù e Barabba i Governatori scelgano meglio di quanto avvenne duemila anni fa.

Diverso discorso dell’Europa è quello dei singoli stati: Francia e Spagna sembra abbiano deciso di continuare il lockdown fino all’11 maggio, l'Inghilterra prosegue per altre tre settimane.

La Germania è un caso a parte, pochi contagiati, pochissime vittime ha già aperto alcune attività e si dimostra ancora una volta decisa e sicura delle sue intenzioni.

In conclusione, abbiamo l’Europa che guarda dalla finestra, Trump fa come Ponzio Pilato e noi che gestiamo la complessità aggiungendo complessità. Se non è questo il paese delle meraviglie, non è facile immaginare quale potrebbe esserlo.