Minculpop, ossia controllo della comunicazione, di conseguenza limitazione della libertà di parola, pensiero, espressione. Sta avvenendo nel nostro Paese, ed a ben guardare non si prospetta nulla di buono. A lanciare l’allarmeci ha pensato Carlo Freccero che, in un’intervista andata in onda nella trasmissione radio “La Zanzara”, aveva affermato che Renzi nomina soltanto persone fiorentine e toscane e controlla il 92% dell’informazione. E che il premier non accetti intermediazioni lo dimostrano l’avversione contro i talk-show e le epurazioni di conduttori non allineati, fatti miseramente fuori.

A farne le spese Nicola Porro, che andrà in onda fino al due giugno con la sua trasmissione Virus, per non parlare di Massimo Giannini, percepito da Renzi come una pietanza non digerita. In pratica dalla Rai stanno via via sparendo programmi d’inchieste, per lasciare spazio al puro intrattenimento, spacciandoli come educativi e pedagogici, in quanto registrano una visione completamente astratta dalla realtà. Pur di distrarre la massa dai problemi quotidiani, vanno in onda soap opere, fiction, tutto ciò che serve per far inseguire sogni che a volte sono veri incubi ad occhi aperti.

Il consenso si costruisce attraverso sondaggi e statistiche

Il rinnovamento corre lungo il filo dell’addomesticamento al pensiero unico per costruire una democrazia in vitro che tanto piace al rottamatore.

Da quando poi è entrato in auge il “Matteo risponde”, oltre a Tg che riprendono il premier ad ogni ora del giorno e della notte, abbiamo la possibilità di aver l’illusione che ogni domanda rivolta al Premier, possa avere risposta. Un’informazione, la nostra, anabolizzata che affida a sondaggi ed istituti di statistica la promozione di un consenso costruito con numeri e classifiche.

Intanto ciò che turba i sogni di questa maggioranza è il referendum sulla riforma costituzionale. Non a caso si è allestita una vera macchina da guerra per stanare anche l’ultimo indeciso.

A pagare il dissenso sono giornalisti non allineati e pensanti come Maurizio Bel Pietro, defenestrato da Libero e sostituito con un direttore convertito alla scuola renziana.

Quel Feltri voluto da un tuttofare della maggioranza, Verdini, che ormai tira i fili in Parlamento per portare acqua al mulino della maggioranza, istruisce, ammansisce chi alza troppo la testa. Verdini che, in un faccia a faccia con Marco Travaglio ha parlato di pillole contro l’ignoranza, la dice lunga su quanto spinoso sia diventato il problema dell’informazione. Secondo il suo modo di sentire sono ignoranti coloro che non accettano la parola del Verbo, dell’uomo nuovo, del deus ex machina.

Abbiamo un format, quello renziano, da propagandare grazie a figure nominate in Rai, scollegate completamente dalla realtà, che hanno scambiato il servizio pubblico per un servizio privato ed a testa bassa avanzano per distruggere ciò che faticosamente è stato costruito e che dovrebbe appartenere a chi paga il canone, inserito dal prossimo luglio nella bolletta della luce. In pratica per guardare le performance del Premier bisogna pagare, tacere ed obbedire.