A seguito dei vari rumors sullo scontro dei treni avvenuto il 12 luglio scorso ad andria, il magistrato del pubblico ministero Simona Merra lascia l'inchiesta. L'annuncio arriva dal procuratore di Trani, il quale, successivamente ad una foto pubblicata sui social che ritrae la donna mentre si lascia baciare il piede dal legale del capostazione, ha dato forse un po' di pace ai familiari delle 23 vittime dello scontro fra i due treni.
Il procuratore Giannella precisa che la scelta di astenersi da parte del magistrato Merra è dettata unicamente da ragioni di opportunità, non venendo in rilievo alcuna anomalia sulla correttezza della conduzione delle indagini preliminari. La foto oggetto di pubblicazione in realtà risale al 2013 e immortalava solo un attimo di festa tra amici in una calda serata estiva. Ma è proprio questo rapporto di stretta amicizia che ha dato adito alle preoccupazioni dei parenti delle vittime sulla imparzialità ed equidistanza dei titolari della giustizia. Il clamore della notizia è stato divampante in quanto ha esteso i suoi effetti su tutta la platea pubblica.
Perduto il senso del decoro?
Trattasi del quesito che nelle ultime ore attanaglia la mente di tutti gli operatori del diritto. La foto in sé potrebbe trattarsi di una innocente immagine, a far la differenza qui sono i protagonisti. C'è chi sostiene che i magistrati vengano ben pagati proprio per mantenere un determinato decoro ed avere massimo rispetto per gli avvocati. Rispetto che non significa amicizia. Al contrario, c'è chi sostiene che oggi non si può procedere ad una valutazione positiva o negativa sull'operato professionale altrui, attribuendo rilevanza decisiva ad una foto pubblicata su Facebook.
Se di recente si sono sentiti casi di licenziamento avvenuti a causa di post quasi diffamatori riguardanti il datore di lavoro, o si è assistito a diatribe sui controlli del profilo social prima di procedere ad un'assunzione di lavoro,sembra eticamente giusta e responsabile la scelta di astenersi dal caso, da parte della protagonista della vicenda. Infatti, una parente delle vittime, contenta dell'accaduto, ha immediatamente postato su Facebook: "Per la giustizia, quella vera. Per i 23 angeli".