Disarmante l'intervento della Scuola italiana nei confronti degli alunni con disturbo da deficit di attenzione iperattività (adhd).

Il disturbo

Tecnicamente si tratta- come spiega efficacemente l'Associazione Italiana Disturbi dell'Attenzione e dell'Iperattività (A.I.D.A.I)-"di un disturbo evolutivo dell’autocontrollo. Esso include difficoltà di attenzione e concentrazione, di controllo degli impulsi e del livello di attività. Questi problemi derivano sostanzialmente dall'incapacità del bambino di regolare il proprio comportamento in funzione del trascorrere del tempo, degli obiettivi da raggiungere e delle richieste dell’ambiente".

Questa tipologia di bimbi e di ragazzi ha grandi difficoltà di concentrazione, non riesce a prestare attenzione per molto tempo su un compito, ha un bisogno frenetico di muoversi e manifesta, spesso, la tendenza ad assumere atteggiamenti oppositivi. Può manifestare atteggiamenti pericolosi per sée per gli altri, con aggressività accentuata e movimenti incontrollati.

Le insegnanti di classe, troppo spesso, non sono minimamente preparate ad affrontare un alunno che disturba sempre, che si muove continuamente, non riesce a concentrarsi su nulla. Le insegnanti di sostegno titolari, invece,spaventate, stressate dal ruolo a causa dell'assenzadi progettualità, si assentano per mesi, con malattie da stress, lasciando il posto vacante, provocando una discontinuità molto dannosa.

L'Assistente educativo culturale, spesso utilizzato per qualche ora sui bimbi, sembra lavorare in maniera totalmente separata dal gruppo docenti.

La necessità di un progetto didattico

Con questi bimbi è necessario trasformare l'esperienza didattica in un programma di attività variegato e malleabile.

Tre sono i principali obiettivi:

  • incentivare la capacità di controllare i propri comportamenti;
  • stimolare la capacità di concentrazione in un'attività;
  • integrare il bambino nel gruppo classe.

Il progetto deve comprendere:

  • la sensibilizzazione dei genitori dei bimbi della classe intera sulle caratteristiche del problema;
  • un corso d'aggiornamento obbligatorio per comprendere a fondo le problematiche del disturbo;
  • ungruppo costituito da docenti di classe, docente di sostegno, educatore professionale e psicologo che si deve riunireogni 15 giorni e programmare le attività individualizzate per il bambino ed i percorsi didattici rivolti a tutta la classe;
  • la presenza di momenti di pausa e di stacco. All'inizio del progetto questi devono essere abbastanza frequenti e di almeno 15 minuti, mentre, man mano che si avanza, si procede ad una diminuzione degli intervalli. Nei momenti di crisi l'uscita dal gruppo classe è inevitabile per evitare reazioni a catena;
  • la produzione direlazioni scritte frequenti;
  • la metodologia d'intervento nei momenti di crisi.

Le crisi

Spesso le insegnanti sono pervase dal panico, urlano, si arrabbiano, provocano e sfidano il bimbo.

Non sopportano il suo movimento continuo. In queste situazioni sopravvengono le crisi violente che rendono questi bambini indomabili. Pugni, morsi, sputi e schiaffi sono diretti a chi lo ostacola, a chi gli urla, a chi gli impedisce di fare ciò che al momento vuole fare. La paura verso le sue reazioni, crea in lui ancora più aggressività.

Il bimbo diventa furioso, inveisce contro chi ha vicino. Trova una forza inimmaginabile, riesce a sollevare banchi e rompe tutto ciò che trova, poi si placa e di solito piange.

Visto il grande aumento dei soggetti affetti da questo disturboe la loro distribuzionein tutti i gradi della scuola primaria e secondaria, è urgente che gli organi competenti predispongano iniziative e percorsi di formazione professionale e aggiornamento per superare questi limiti e raggiungere la piena integrazione. Si deve garantire il diritto all'istruzione a questi piccoli che hanno come unico limite, il loro ego impulsivo e fuori controllo, ma che, spesso, sono dotati di competenze ed abilità fuori dal comune.