Era lecito aspettarsi da Westworld, nuova serie HBO in onda su Sky Atlantic, una certa profondità scaturita da tematiche filosofiche e cura nei dettagli, oltre che a prove recitative di alto livello. Eppure aleggiava più di qualche dubbio circa la riuscita di questo nuovo prodotto seriale. Fortunatamente, i primi due episodi lasciano ben sperare visto che la sceneggiatura dei coniugi Jonathan Nolan (Interstellar, Inception) e Lisa Joy è potente e nonostante la moltitudine di storyline introdotte nelle prime puntate, sembra avere una direzione ben precisa.

I creatori, gli androidi, i visitatori e l’uomo in nero

Vengono introdotti, sin dalle prime battute,  diversi punti di vista che permettono allo spettatore di comprendere meglio la realtà immaginata in questo nuovo show televisivo. Ci sono i creatori, ovvero gli addetti ai lavori del parco futuristico, dove incontriamo l’enigmatico direttore creativo Dr. Robert Ford (Anthony Hopkins) intento a dirigere con estrema attenzione tutti i suoi subordinati. Dai primi dialoghi è facile intuire che il suo vero interesse sia rivolto più allo studio delle anomalie crescenti tra gli host (i robot) che alla loro riparazione.

Alla bella androide Dolores (Evan Rachel Wood) e suo padre, viene affidato il delicato compito di lasciare sussultare lo spettatore davanti ai primi piccoli, ma efficaci, segnali di una presa di coscienza ormai alle porte, da parte dei robot. Della serie, l’inverno sta arrivando, tanto per rimanere in casa HBO. Ultimi ma non per importanza, l’introduzione dei visitatori nel parco d’intrattenimento, su cui spicca la losca figura dell’uomo in nero (Ed Harris), un ospite con esperienza trentennale, cacciatore di androidi allo scopo di scoprire i segreti celati dietro un misterioso labirinto disegnato sotto lo scalpo delle sue vittime.

Tirando le somme, se il buongiorno si vede dal mattino...

Questo affascinante affresco televisivo esplora e analizza con suggestiva accuratezza i comportamenti e la psiche dei personaggi che lo popolano, lasciando intendere che l’involucro che si è scelto di rappresentare, funga solo da pretesto accattivante.

Se fossimo noi stessi i visitatori, come ci comporteremmo? La possibilità che una creazione dell’uomo possa intraprendere un cammino da esso indipendente, non è sufficiente a svincolarlo da soprusi abominevoli e moralmente inaccettabili? In attesa di conoscere maggiori dettagli e svolte narrative, si può tranquillamente affermare che il possibile “erede mediatico” di Game of Thrones, è stato trovato.  Quindi, non ci resta che augurare lunga a Westworld.