L'elezione di Donald Trump alla Casa Bianca è stato un terremoto per l'economia, per la politica internazionale e non solo. Questo risultato, sebbene inizialmente considerato poco probabile, era quanto di più temuto per i governi di quasi tutta Europa e le preoccupazioni non sono state nemmeno tanto velate.

I mercati azionari hanno accolto molto negativamente la notizia e si temono possibili ripercussioni in politica estera e nell'economia internazionale. Sono state tante le accuse mosse contro Trump durante la campagna elettorale: xenofobo, razzista, sessista, misogino, inaffidabile, guerrafondaio, fomentatore di odio e violenza e altro ancora.

Non sono pochi ad averlo definito idiota e incompetente, se non addirittura pazzo.

Trump ci è o ci fa?

Forse Trump non è così idiota come può sembrare a qualcuno. Sarà un fanatico, con i suoi vizi, ma è un uomo d'affari alla guida di un impero economico. Certo, avere talento negli affari non significa avere il medesimo talento anche per la politica, ma probabilmente non è un idiota. E forse gli è convenuto lasciarlo credere per essere eletto.

Cosa serve per vincere le elezioni? Se pensiamo che l'elettore medio sia una persona che si informa accuratamente e che usa la testa, scegliendo razionalmente cosa fare al momento del voto, probabilmente siamo fuori strada.

L'elettore medio vota “di pancia”, vota per il candidato che riesce a scaldare le sue emozioni, per quello che ritiene più simile a sé e a quello che pensa.

Non vota per quello che fa discorsi colti e apparentemente idealisti, prudenti, razionali. Minore è il livello culturale dell'elettore medio, tanto maggiore sarà l'attitudine a votare “di pancia”.

Fingersi idioti, fare gaffe, lanciare attacchi contro gli immigrati e contro i musulmani, usare un linguaggio da osteria o da bar, premiano in termini di voti.

Proporre il pugno duro contro la criminalità, contro la guerra, contro l'immigrazione clandestina, contro le tasse dà l'idea di un politico efficiente e vicino dei problemi della gente. Non importa se le soluzioni sono praticabili ed efficaci, tanto l'elettore medio non approfondisce e non è capace di discernere la realtà effettiva da quella percepita.

Anche in Europa crescono i leader populisti e xenofobi

Quello che è accaduto negli USA in realtà sta accadendo anche in Europa. I partiti xenofobi, populisti (termine spesso usato impropriamente), quelli vicini alle idee di Trump stanno acquistando sempre più consensi. Abbiamo degli esempi anche in Italia. Si pensi a Matteo Salvini, che è riuscito a pescare sostenitori anche tra i meridionali, che da sempre hanno rappresentato gli antagonisti del partito nordista.

Anche Matteo Renzi, grande esperto di comunicazione, sa che alla gente occorre parlare con parole semplici, immediate. Il politichese non piace più a nessuno. Sia la semantica che i toni usati quando si parla sono fondamentali per arrivare all'elettore.

Prima di lui è stato un grande esempio di comunicazione politica Silvio Berlusconi, dimostrando di avere una grande capacità di prevedere le ricadute sull'opinione pubblica delle sue esternazioni. Tra l'altro sono molte le similitudini tra le strategie comunicative dell'ex cavaliere e Trump. Insomma, per farsi eleggere non serve saper governare, ma mostrarsi simile all'elettore medio. E se l'elettore medio appare poco istruito e poco intelligente, è meglio fingersi tale per entrare nelle sue grazie.