Olio di palma spesso al centro dell'attenzione dei consumatori. Attenzione che viene alimentata, giustamente, dai maggiori mass media, i quali però mettono al centro del problema quasi esclusivamente l'aspetto salutistico. È risaputo che quest'olio vegetale ha una quantità di grassi saturi molto alta rispetto a tutti gli altri oli. Infatti i grassi saturi presenti in esso sono quasi equivalenti a quelli insaturi (rispettivamente 49% e 51%).
È altrettanto vero che l'olio di palma, insieme a quello di oliva, è l'unico estratto per spremitura.
Inoltre ha permesso di eliminare i grassi vegetali idrogenati, così come la sua stabilità permette un'alta conservazione degli alimenti.
Perché se ne enfatizza esclusivamente la nocività sulla nostra salute?
Ovviamente perché l'uso parsimonioso dell'olio di palma nella nostra alimentazione non è contemplato. Difatti lo troviamo in ogni alimento: merendine, biscotti, pane, cracker, dolci, sughi pronti, wafer, dadi da brodo e persino detergenti. Secondo l'Unione Italiana Olio di Palma Sostenibile, in una dieta media di 2.000 calorie, l'assunzione massima di grassi saturi può arrivare a circa 22 grammi.
Ma siamo sicuri di assumerne nella giusta quantità, visto il numeroso elenco di prodotti di uso quotidiano che lo contengono, specialmente in un'alimentazione onnivora? Alimentazione, ricordiamo, in cui sono presenti molti grassi di derivazione animale (insaccati, carni e soprattutto formaggi).
Qual è il motivo di questo abuso da parte dell'industria alimentare?
Forse perché è il meno costoso e anche quello che rende di più? Ma ovviamente sì! Poco importa se l'olio di palma sarà impiegato anche nella produzione di dentifricio. In barba alla consapevolezza e al rispetto ambientale, i produttori di quest'olio vegetale non tengono affatto conto di cosa possa causare. O meglio lo sanno bene, ma siccome comanda il sistema economico dominante, poco importa della salute del pianeta e dei suoi abitanti.
Non tutti sanno che, seppur la palma d'olio abbia una resa molto maggiore rispetto alla soia, alla colza o alla stessa oliva, le industrie alimentari hanno un bisogno sempre crescente di terreni per questa coltura quasi tutti nel sud-est asiatico. Pensate che in 10 anni, la sola Indonesia ha perso più di 6 milioni di ettari di foresta tropicale e, con essa, numerose specie animali.
No alla deforestazione. Le foreste sono il polmone del pianeta e vanno tutelate
Un aspetto importante quando si parla di olio di palma, quindi, non è solo quello relativo alla salute umana, quanto quello inerente la salvaguardia dell'intero ecosistema.
Ecosistema che è già andato a rotoli. L'ultima denuncia è del premio Oscar Leonardo Di Caprio, attore vegetariano, ambasciatore ONU e attivista ambientale che, col suo film documentario "Before the flood - Punto di non ritorno", denuncia i gravi cambiamenti climatici in atto nel nostro pianeta, derivanti dalle scellerate azioni umane. La pellicola è uscita in 175 Paesi in 45 lingue, e in Italia dal 30 ottobre è trasmessa dal National Geographic Channel.
Più consapevolezza e meno consumismo (principale causa dell'eccessivo consumo di olio di palma) è la strada da percorrere in qualità di cittadini del mondo responsabili e rispettosi del pianeta che ci ospita. L'unico modo di riequilibrare la situazione, a detta dei maggiori esperti mondiali, è quella di un salto evolutivo della razza umana; quella stessa razza che ha distrutto gran parte della Terra, ma che è anche l'unica in grado di salvarla.