Una vigliaccata, un gesto ignobile e crudele che non può essere giustificato nemmeno se commesso per goliardia da un gruppo di adolescenti nella notte di Santo Stefano, come hanno rivelato le ultimissime indiscrezioni. Contrariamente a quanti hanno dichiarato i fautori del polverone mediatico suscitato sul web, ad aiutare le forze dell'ordine a ricostruire l'accaduto sarebbero state proprio le continue e incessanti segnalazioni dei cittadini, indignati e offesi per il drammatico rinvenimento. Altro che omertà. Altro che comunità bigotta piegata alle regole dei delinquentucci da quartiere.

Sarebbero stati proprio i tortoresi, dunque, sollecitati per giorni dalle istituzioni locali, a dare un fattivo contributo per risalire all'identità dei responsabili ed eventualmente consegnarli nelle impietose della giustizia. Adesso gli internauti dovrebbero chiedere scusa in massa al sindaco Pasquale Lamboglia e alla sua comunità per le offese e gli insulti ricevuti in questi giorni che, come spesso accade, hanno solo generato sentimenti di odio sfociati in minacce di morte e l'augurio di imminenti terremoti, maremoti e catastrofi varie. Una vicenda che per molti aspetti ricorda quella della vicina Sangineto, una cinquantina di chilometri più in là, quando nel giugno scorso quattro ragazzi si resero protagonisti della terribile uccisione del cane Angelo.

Anche in quel caso l'intera cittadina fu presa di mira e bersagliata di insulti e cattiverie, nonostante la comunità sanginetese, esattamente come quella tortorese, condannò senza appello l'opera malvagia dei giovani.

Il gatto era stato trovato imbottito di petardi anche in bocca

Esanime, con il pelo bruciato e pieno di botti conficcati nel corpicino.

Era stato trovato così il gattino, nascosto dietro una colonna di mattoni, nella piazza principale del centro storico del paese, il giorno dopo di Natale. A notarlo, un passante che aveva prontamente immortalato la scena raccapricciante per denunciare il fatto sui social network postando tanto di foto. Di lì, si era scaturita l'onda di indignazione che ha fatto fare alla notizia il giro del web, finendo anche sulle maggiori testate giornalistiche italiane.