La generazione degli attuali giovani di 20 e 30 anni, è la generazione sui cui è stato puntato tutto, almeno a parole. Rispetto alla generazione dei loro genitori, hanno infatti avuto moltissimo: hanno potuto studiare ciò che più desideravano, hanno potuto stare a casa fino ai 25 anni per studiare, e hanno potuto scegliere sogni, aspirazioni e desideri. Descritto così sembra davvero la generazione più soddisfatta, libera di esprimere se stessa ed il proprio mondo interno.

Ma è davvero così? La realtà sembra essere ben diversa. A questa generazione è stato insegnato che potevano ottenere tutto ma quando sono usciti dal lungo percorso di studi, la realtà che si sono trovati davanti era ben diversa da quella a cui erano stati abituati a credere.

l mondo del lavoro non offre molto ai giovani, chiedendo invece in cambio tutto. Bisogna essere laureati per quasi tutte le posizioni di lavoro richieste ma il contratto proposto è quasi sempre a tempo determinato, con la promessa mai scritta di venire rinnovato. Spesso inoltre vengono proposti tirocini non retribuiti o con rimborsi spese minimi, togliendo qualsiasi dignità al lavoro, sia contrattuale che salariale. La sofferenza più grande che vive questa nuova generazione di “occupati-disoccupati” è la frustrazione dei sogni che sono sempre stati spinti a cercare di raggiungere. Una grande pressione viene messa sulle generazioni dei giovani di oggi, e se non sono all’altezza vengono additati come quelli che, pur avendo tutto, non hanno ottenuto niente.

Quali ricadute hanno tali pressioni sul benessere psicologico?

Frustrazione, senso di fallimento, impotenza e l’impellente necessità di avere successo hanno delle importanti ricadute sul benessere mentale. In particolare i danni maggiori vengono inferti alla fiducia in se stessi, nelle proprie capacità, del proprio senso di efficacia e di controllo degli eventi, elementi che purtroppo spesso si collegano a patologie del continuum ansioso-depressivo.

A questa generazione è stato tolto anche il diritto di parlarne, perché se lo fanno vengono considerati viziati che non hanno voglia di lavorare ed imparare. Senso di frustrazione, dunque, ed impossibilità di esprimerlo per paura di venire giudicati. L’importanza della condivisione sociale delle proprie sofferenze è importante per superare momenti di stress e fatica; se tale condivisione è vietata, allora i fattori di rischio per il manifestarsi di patologie ansioso-depressive aumentano ancora di più, diventando rischioso e pericoloso per il benessere psicologico dei giovani che saranno le future generazioni di adulti, genitori e lavoratori.

Molto più difficili e costosi da curare, rispetto alla dignità che il lavoro stabile può invece dare ai giovani e a qualsiasi essere umano.