Precisiamo: non sei tu a seguire le serie tv. Loro seguono te: in bagno, mentre dormi, quando fai colazione, tra una sessione universitaria e l’altra. A pranzo, se non ci vedi più dalla fame, ti mangi l’intero pacchetto delle Fiesta e una puntata del Trono di Spade. Altrimenti non reggeresti l’ansia di arrivare alla fine indenne. La sensazione è una voragine sempre aperta. Non ne hai mai abbastanza. La dipendenza assomiglia a un vuoto incolmabile. Sei costantemente diviso tra la vita e loro, che siano nuove, vecchie, da iniziare, in corso. Leggi la trama di una che non conoscevi e non sai resistere, come il gusto di una patatina appena messa in commercio.
Devi averla. Ed è esattamente il momento in cui capisci che non hai più speranze. Perché sei appena entrato nel tunnel e non rivedrai mai più la luce (molto spesso non ti interesserà neanche rivederla).
Ma passiamo ai punti cruciali che caratterizzano ognuno di noi appartenenti alla categoria:
L’Isolamento sociale anti-spoiler: perché si sa, abbiamo tutti un amico - inserire insulto a piacere - che si crede simpatico raccontandoti per filo e per segno la puntata appena uscita, che ovviamente non abbiamo ancora visto. L’amico si prodiga in un discorsone molto critico e troppo fantasioso su quanto il finale lo abbia deluso, sul perché la serie stia calando, su cosa gli sceneggiatori si siano fumati scrivendola.
Ma non si limita a questo, a inondarti di stati, commenti e messaggi su Whatsapp. Lui vuole ragione a ogni costo, anche se la puntata in questione è andata in onda cinque secondi fa e gli prudevano le mani, gli sarebbero cascate addirittura se non avesse scritto a caldo cosa ne pensava.
Ancora una puntata… che sembra il titolo di un film horror.
E lo è. La tua vita andrà completamente a scatafascio da qui in poi. Questo genere di mentalità ti cambierà la vita e ti fotterà completamente il cervello. Ricordatelo quando, alle tre di notte, sentirai dentro di te una vocina stridula che ti implora di andare avanti e non fermarti. Di resistere. Tanto poi alla fine farai after con un badile di caffè.
Senza rimorsi. Tranne uno: esserti addormentato all’alba a metà puntata.
Spiacente, il numero telefonico da lei chiamato esiste solo nella sua testa: ammettiamolo, su. I protagonisti diventano nostri amici. Con il tempo diamo loro dei soprannomi. Cerchiamo di farci sentire, di dare dei consigli, finendo per parlare alla tv come tifosi alla finale di Champions. O come le nonne con Barbara D’Urso. Immaginiamo conversazioni profonde con loro. Qualcuna - ma anche i maschietti non scherzano - si innamora anche, portando avanti una storia d’amore fatta di sogni erotici e carboidrati. Altri protagonisti diventano un esempio da seguire, praticamente incarnano i nostri ideali. Cersei Lannister e il vino insegnano.
Lo stress del finale di metà stagione: l’attimo prima dell’apocalisse, il momento temuto, lo scenario peggiore. Perché ogni serie, prima o poi, andrà in pausa, solitamente per due/tre mesi, e tu non avrai pace. Per gli amanti degli spoiler, è un’eterna caccia tra vendere un rene, comprare un drone e spiare la sede dei vari Network. Ma i poveri come me, aspettano soltanto che qualche anima pia spifferi qualcosa sui vari siti di anteprime. Fino ad allora ti martorierai l’animo e finirai con il comprare una lavagna dove scrivere tutti i possibili scenari. Con fare tipico di Sherlock in preda alle droghe.
L’attesa dei sottotitoli: per chi non ne ha mai abbastanza. Un problema che non affligge chi segue la programmazione italiana, ma che è un vero tormento per i malati come noi che pretendiamo i sottotitoli a solo un’ora dalla messa in onda del Network straniero.
E quando sono disponibili, pensiamo solo a una cosa: tornare a casa da lavoro e caricare la puntata.
L’utopia di una vita sociale: arriverete a un bivio. Seguirete così tante serie da essere costretti a scegliere. Guarderete il telefono con la coda dell’occhio e vedrete le spunte dei messaggi come il male assoluto. L’imbarazzo iniziale passa in fretta: girare il telefono dall’altro lato e riprendere la puntata da dove l’avevate lasciata. Troverete giustificazioni banali all’inizio - mi sono addormentato, non ho sentito la vibrazione, stavo lavorando. Con il tempo, sarete in grado di mentire come Walter White.
La febbre del sabato sera: il mondo fuori puzza ed è brutto. La scusa del freddo in inverno e quella del caldo in estate sono ottimi deterrenti che non faranno altro che gettarvi nel baratro.
La soluzione che sceglierete sarà sempre rintanarvi in casa, con cioccolata, pizza, plaid nei mesi più freddi; puntarvi il ventilatore in faccia nelle giornate più afose. Il comune denominatore? Intimamente lo sapete anche voi. Perché guardare serie tv il sabato sabato is the new uscire e sballarsi.
Essere in pari: è una leggenda metropolitana, oltre a essere il sogno erotico di tutti. Perché appena segni una puntata in meno, ecco che ne spuntano fuori venti. Come i funghi dopo la pioggia.
L’Abbuffata: non c’è limite al peggio. Farsi prendere da una nuova serie equivale ad avere sempre fame. Di puntate e di cibo. Cinque stagioni ti aspettano, cinque pacchetti di patatine, di biscotti, cinque pizze, il menù d’asporto del cinese sul frigorifero.
Non hai più dignità. Solo del pollo in agrodolce sulla tua scrivania giace indifeso aspettando di essere pappato nei momenti clou.
La desolazione del finale di serie: parliamoci chiaro. È un lutto. Vaghiamo per casa per giorni, chiedendoci il senso della vita. Ci riguardiamo tutte le puntate preferite. È come lasciarsi con il fidanzatino alle medie e passare le giornate a fissare il soffitto ascoltando canzoni tristi. Peggio di un finale di serie c’è soltanto una serie che non ha un finale.
La chiusura inaspettata: il male. Come andare dal medico, aspettarci una risata e poi sentirsi dire di dover fare una gastroscopia. A volte sentiamo la fine nell’aria e ci prepariamo al peggio, come Gandalf e Pipino a Minas Tirith.
Altre volte la notizia è talmente inaspettata da essere una pugnalata al cuore. Il tradimento che non ti aspetti.
I simpaticoni, anche detti “i detrattori”: questo discorso inizia solitamente con ma è solo una serie tv, perché ci perdi tutto questo tempo? E da lì partono le guerriglie. Il web si divide, le amicizie finiscono, pulizie contatti su Facebook. Partendo dal presupposto che ognuno ha la sua passione, il suo svago, sembra incredibilissimo - mi sorprende che Studio Aperto non ci abbia ancora fatto un servizio dedicato - ma è così: siamo liberi di perdere tempo come più ci piace.