Matrimonio Ferragnez: si torna a casa. Chiara Ferragni, Fedez e il piccolo Leone Lucia sono rientrati a Milano. E' volta al termine la maratona sponsale di 3 giorni che ha consacrato Noto come prossima meta per nozze shabby chic (e poi glam, boho, luxury, exclusive, e qualunque aggettivo rigorosamente fashion) per esigenti future spose americane della porta accanto e di romantiche spose orientali della new economy. Ha consacrato anche il brand Dior con un vestito da sposa magistrale, da copertina eterna, che rispecchia tutti gli archetipi e tutte le sfumature dell'inconscio femminile.

Non succedeva così dai tempi di Cenerentola.

Uno "stile" tutto italiano

Il matrimonio dei Ferragnez è riuscito a riportare in auge anche il marchio Alitalia, fino al giorno prima bistrattato da ogni singolo residente nello stivale e oggi portato agli onori della cronaca da nostalgici sognatori che rievocano gloriose reminiscenze della compagnia di bandiera. Un revival tutto italiano che si muove con "il sentimento di pancia" di una massa tricolore in perenne attesa che siano gli altri dall'esterno a scommettere su un tavolo al quale bisognerebbe, invece, essere seduti in prima persona. E' la sublime arte della delega che, se mal utilizzata, cambia nome diventando deresponsabilizzazione, paura, lassismo, codardia e che fa danni enormi su ogni tipo di psiche, nazione, atteggiamento.

Chiara Ferragni no. E' lei che fa il miracolo. E' lei la salvatrice di un'Italia intera agli occhi del mondo. Un vero e proprio "social miracle" x.0, dove l'incognita "x" può assumere qualunque valore a piacimento. Anche negativo.

Il miracolo social

Chiara Ferragni riesce a consacrare tutto. Un miracolo che riesce solo a lei, per un semplice motivo: lei "monetizza".

Resta solo da capire "a quale prezzo".

In un mondo che si basa sul valore della pecunia e sul prezzo delle cose, la consacrazione avviene attraverso il ritorno economico. E lei ci sguazza benissimo all'interno di questo sistema, tanto da esserne contemporaneamente vittima e carnefice, analista e consulente e, ovviamente, artefice.

Il miracolo social che compete solo e solamente a Chiara Ferragni (e, invero, ad un'altra manciata di top influencers sparse per il globo) è l'essere in grado di monetizzare la propria vita rinunciando alla vita di sè stessa. Incredibile, eppure vero.

Questa è la sostanziale differenza tra lei e il resto del mondo. Lei guadagna, gli altri no. Lei viene pagata per presenziare ad un evento, gli altri pagano di tasca propria. Lei viene spiata, seguita, copiata, imitata come icona e fonte di ispirazione. Gli altri faticano per avere un like sul proprio profilo di vita, prima ancora che di Instagram. O, in altri casi, l'essere spiati o seguiti o copiati, ad alcuni dà semplicemente fastidio. Scelte di vita.

Milioni di "social" follower

Tra lei e lui, sommando i "seguaci" di Chiara Ferragni quelli di Fedez, si contano 25 milioni di followers, c'è chi dice 40 milioni, c'è chi li accusa di averne "comprati" almeno un terzo e via dicendo. In termini numerici, lei quasi triplica quelli di lui, ma poco importa. Ciò che conta in questo matrimonio, così come nella fusione tra due aziende, è il totale e il trend di crescita. Un fenomeno nato tutto sul web, annaffiato dalla fluidità delle piattaforme social e nutrito con i raggi del voyeurismo latente che solletica e attrae le masse.

Una volta c'era il Gossip di paese, il telefono senza fili che ingigantiva a dismisura un granello di sabbia, il passare il tempo seduti su una seggiola scomoda a lasciarsi obnubilare la mente e inseguire dalle frustrazioni al suono inebriante dell'ultimo chicchiericcio ingenuo o malizioso.

Il gossip spicciolo e vuoto, leggero e infiammabile, sempliciotto, genuino e "porta a porta". Adesso non più: il gossip è diventato totalizzante, globalizzato, compulsivo. Ora c'è la story rigorosamente social e globalizzata ad ampio spettro. Una sbronza epocale e quotidiana. Con tutti gli effetti collaterali del caso.

E se prima era gratuito, adesso (si) paga. In tutti i sensi.

Comunicazione di massa

A dare una mano alla moltiplicazione massiva dei followers post-nozze dei Ferragnez ci hanno pensato i classici mezzi di comunicazione di massa. L'argine è ormai rotto, l'acqua ha esondato la diga diventando un fiume in piena che travolge qualunque cosa. Dal mondo social, fake per antonomasia, si è passati alla realtà.

Altro miracolo.

Del resto, i mezzi di comunicazione di massa offrono ciò che la massa vuole che le si comunichi, visceralmente. Come una droga, che nel rovinare, crea pure dipendenza.

L'informazione con la "I" maiuscola, quella che possiede un valore concreto per essere divulgata, è una scelta che richiede ed esige saggezza, lungimiranza, coraggio, una buona dose di rischio, stabilità emotiva e psicologica, e molto altro. Se ne deduce che fare informazione su base umorale è alla portata di tutti e l'unica difficoltà risiede nella capacità di abbattere ciecamente ogni paletto morale ancora presente. Chi va oltre, anzi, chi è capace di andare oltre la morale e sorpassare a destra l'ombra di sé stesso, vince.

Tanto opinabile, quanto realistico.

Il circolo dell'Assurdo

Con il crescere della massa informe e viscerale, si è massificato il prodotto stesso dei mezzi di comunicazione. Una massa che assume sempre più i connotati di un gas indefinito e probabilmente indefinibile, che potrebbe essere un pregio, ma che di fatto è un difetto. Del termine "massa" è rimasta l'accezione negativa del significato.

Se la massa diventasse meno "massa" e più "gruppo" all'interno del quale ciascuno è in grado di raggiungere la propria "identità", i fenomeni mediatici in stile Ferragnez ritroverebbero la loro giusta collocazione.

Dall'altra parte, occorrerebbe uno sforzo da parte dei mezzi di comunicazione al fine di produrre contenuti "coscienziali" in grado di resistere allo scadimento del contenuto stesso e alla visceralità della parte umana più triviale.

Benché contrario alle logiche di profitto. In questo caso, probabilmente, la massa ne trarrebbe beneficio e avrebbe un appiglio, un riferimento formale a cui guardare per comprendere sè stessa e le singolarità che la formano.

Ma quel che comanda è il profitto sui molti, non certo la consapevolizzazione del singolo. E i Ferragnez sono degni esponenti di questo loop.

La leggerezza dell'essere

Quello che sorprende e sconvolge allo stesso tempo è la capacità dei Ferragnez di offrire sulla piazza la totalità di sé stessi. Tutto è condiviso, non tutto è condivisibile.

Il momento del travaglio, il primo bisticcio da marito e moglie, il primo scatto del bebè, qualunque cosa, momento, evento ed emozione.

Tutto finto, anzi "fake", parola inglese più tollerata al giorno d'oggi rispetto a quella italiana che scuote tutti ad una presa di coscienza più immediata. L'anglicismo ha il beneficio di rendere tutto più "smooth". Anche la finzione.

Una visione più morbida e sfumata della linea di confine tra esibizionismo e influencing, tra dipendenza e followers.

Il primo bisticcio social in cui lei accusa lui di passare troppo tempo al pc a cui lui risponde con l'apellativo di "str***a" ha dell'incredibile: riesce a svuotare qualunque cosa di qualsiasi contenuto. Addirittura anche l'insulto alla neo sposa appare decorticato, smidollato. Finto. Perfetto per chi si lascia illudere dai surrogati. Stridente come le unghie sulla lavagna per chi sia alla ricerca dell'autenticità.

Impossibile non sapere

Quello che più colpisce è la capillarità della notizia: tutti ne parlano, a questo mondo. Impossibile non essere colpiti, anche di striscio o di rimbalzo, da una foto del matrimonio dei Ferragnez. E chi non li conosceva prima, chi era riuscito fino a ieri a rimanere indenne all'insalata bionda, oggi non più. Costui, oggi, sa che Chiara Ferragni esiste eccome, che la pelle di suo marito è piena di tattoos, forse avrà intuito anche che la coppia ha un figlio perché ogni tanto, sporadicamente, un neonato appare nelle foto in braccio allo sposo. La mamma si limita ad accarezzarlo sorridendo come al solito.

Fata Morgana

Prima o poi, le illusioni si manifestano nella loro vera essenza.

Questo accade, solitamente, quando la vera identità di ciascuno grida a più non posso per essere ascoltata. E accade quando gli eventi della vita, belli o brutti che siano, costringono a rinunciare per un attimo a sè stessi per mettersi a disposizione di chi si ama. Come un figlio, per esempio.

Accade spesso che, proprio grazie ad un figlio, la donna scopra improvvisamente la propria vera identità, la propria vera essenza, la propria vera bellezza. Di verità si parla, l’altra faccia dell’ illusione.

Il caso di Chiara Ferragni, adesso figlia, madre e moglie, è specchio fedele e paradigmatico della vendita dell'illusione dell'essere figlia, madre e moglie in questa epoca social.

Social è bello

Bella, ricca, famosa.

Assolutamente “social”. E poi, figlia perfetta di una perfetta madre, Marina di Guardo. La quale non perde occasione per sbandierare la sua capacità di educare figli sicuri di sé stessi e di elargire consigli e suggerimenti su come indirizzare i propri figli a fare il boom.

Un boom sociale, pienamente integrato nella SCC, la “Società Che Conta”. Quella del giro giusto, delle copertine patinate, della favola dei self-made-men che si sono fatti da soli. Quella del “go-straight-go-forward” e anche del “don’t tell, just well”. Non dire niente di sè per davvero, ma sorridere sempre a tutti perchè tutto va bene.

A specchio, quello che si nasconde agli altri, in realtà lo si nasconde a sé stessi. Quello che si tace agli altri, lo si nega a sè stessi. L’illusione che si regala agli altri è la negazione della propria vera identità.

Poco importa. Il mondo questo richiede e chi riesce a farlo è “perfetto”. Perfettamente “social”. Perfettamente “Fata Morgana”, perfettamente “illusione”.

Social è vero?

L’anello debole della catena è, per assurdo, che chi crea le illusioni, non viva poi di illusioni egli stesso. Più semplicemente, traendone profitto, le offre a creduloni romantici e disorientati dalle tanti voci che oggi gridano nel mondo, fittizio e illusorio anch’esso, del web. A discapito delle relazioni vere, autentiche, umane.

Accade poi, anche, che alla resa dei conti, questo meccanismo si inceppi cedendo sotto il peso della propria vera identità. Anche questa volta, quella vera, autentica, umana.

E accade che sia proprio una madre, ancora Marina di Guardo, a chiarire la relazione tra la vita pubblica (social) e privata della figlia Chiara Ferragni. E ad affermare: “Lei [Chiara], documenta solo quello che vuole far vedere, è un’illusione. I social sono come dei begli album di foto: mettiamo solo cose belle, non la vita vera». Ipse dixit.