"Il Movimento ha completato la sua trasformazione in forza moderata, liberale ed europeista". Fantascienza? No. Sono le parole con cui Luigi Di Maio ha sancito l'inizio di una nuova era grillina. Appaiono dunque lontanissimi i tempi in cui Beppe Grillo sosteneva che essere moderati significava girarsi dall'altra parte. Oggi il Movimento Cinque Stelle si riscopre orgogliosamente moderato, in barba a tutte le promesse elettorali e allo straordinario storytelling con cui aveva preso il 33% dei voti.

Cosa ne penserà la base pentastellata?

Il M5S delle origini

Il Movimento di Grillo d'altronde non si era di certo sollevato grazie a posizioni morbide e moderate. Era salito alla ribalta con il 'vaffa' nelle piazze, ma anche grazie a Gianroberto Casaleggio ed un proprio programma politico condito da quelli che secondo la base erano i "migliori" principi della destra e della sinistra. Le stesse forze politiche con cui si è scontrato ferocemente, prima di accettare compromessi scottanti in nome del "bene comune".

Così facendo ha perso per strada sostenitori, professionisti e attivisti di rilievo fino all'ex parlamentare Alessandro Di Battista.

Allora se oggi il Movimento si riscopre moderato sorge spontaneo chiedersi cosa possa pensarne quella base interpellata a fasi alterne su Rousseau, con quesiti superficiali e troppo spesso di parte. Il pensiero di Luigi Di Maio, invece, appare sempre più chiaro, come si evince dalle sue ultime interviste, dove ammette orgogliosamente di aver "portato fuori i 5 stelle fuori dalle ambiguità". Di Maio infatti si riconosce il merito di essere "stato il primo a dire che non si doveva più parlare di uscita dall’euro, che bisognava smettere di fare leggi che burocratizzavano il Paese".

É dunque evidente che resti poco, pochissimo, del Movimento Cinque Stelle originario. E delle sue battaglie. Ma anche della sua anima più passionaria, ormai sgretolata, ora che oltre a Di Battista - per il no al Governo Draghi - si è privata di Nicola Morra e Barbara Lezzi.

L'animo battagliero e rivoluzionario dei cinque stelle è svanito

Dove è finito quel M5S ribelle, inquisitorio, pressante, intransigente e propositivo che tanto manca al grillino della prima ora? Sembra si sia perso dentro la scatola di tonno che voleva aprire con l'approdo in Parlamento.

Da movimento di opposizione prima e da forza di governo poi, ha puntato i fari su diversi temi, in difesa dei più deboli e della classe media, ha indicato quella che per la base era la via di un modo alternativo di vedere la società. E di conseguenza la politica. Ma con le buone intenzioni a volte si finisce per fare le cose peggiori.

E allora se il Movimento si riscopre moderato resta una forza politica ambigua e senza identità, il cui operato lascia dietro sé macerie, risentimento, record di espulsioni e promesse tradite.

Le alleanze con la Lega, col PD, il sì al Governo Draghi, mosse che trasformano i grillini in acrobati che con la scusa di combatterli quei "nemici" alla fine ci si sono alleati. Un ritratto che li ha visti sfacciatamente smentire i propri capisaldi.

Insomma, i cinque stelle hanno creato le premesse ideali per scusare qualsiasi patto tradito con gli elettori. Ma anche le basi di un futuro estremamente balbettante, con un presente - ricco di contraddizioni e scivoloni - che rischia di annientare le condivisibili battaglie portate avanti in questi anni su giustizia, istruzione e lavoro.

Se i Cinque stelle si riscoprono moderati, rischiano di scomparire.