Giuseppe Conte è tornato: farà parte del progetto di riforma dei 5Stelle per volere del garante Beppe Grillo e dello stato maggiore del Movimento. Il suo compito? Rifondare il Movimento, nuova leadership, nuovo nome, nuove regole.

Giuseppe Conte, l'outsider di Palazzo Chigi che ha fatto la storia (suo malgrado), potrebbe tornare in Politica a capo del progetto di riforma del Movimento 5Stelle. Non c'è dubbio che Conte abbia avuto un avvio un po' incerto, durante il quale erano in molti a chiedersi se il povero Avvocato del Popolo non fosse solo una facciata, un "burattino" in balìa dei capricci di Lega e 5S.

Il popolo del web si è sbizzarrito con meme e immagini satiriche a riguardo.

L'opinione pubblica sull'ex Premier è sicuramente mutata dopo la crisi di Ferragosto, conosciuta anche come "crisi del Papeete". Il suo discorso in Parlamento, che il popolo della rete ha definito "più simile ad un dissing rap" diretto a Matteo Salvini, portò un'impennata di consensi, che non si è fermata con lo scoppio della pandemia. Con i suoi modi di fare calmi e pacati, Giuseppe Conte si è guadagnato il titolo di "politico più amato dagli italiani". Nonostante le critiche al suo operato. Al di là delle valutazioni che si possono fare riguardo il suo operato, non si può negare che buona parte del Paese apprezzi la figura di Giuseppe Conte.

Tanto da far nascere fan page social al pari di una popstar.

Anche il suo addio a Palazzo Chigi era piaciuto: senza troppo clamore, l'ex Premier tornato all'Università di Firenze, riprendendo il suo lavoro di professore universitario.

Giuseppe Conte per rifondare il M5S

Sarà per questo, quindi, che Beppe Grillo ha scelto proprio Conte per "rifondare" il Movimento.

Forse. Quello che è certo è che i 5S non se la passano bene. Il partito che doveva aprire "il Parlamento come una scatoletta di tonno" alla fine sembra essersi fatto mangiare dagli squali: prima l'alleanza con la Lega, poi con il Pd e infine letteralmente con chiunque (tranne FdI, ma non per volontà grillina).

Poi il passaggio dal metodo al merito.

Ecco che spunta Di Maio su Repubblica a definire il Movimento come un partito "moderato e liberale". Una definizione che ha lasciato poco contenti i grillini della prima ora e che gli ha fatto rischiare il linciaggio (metaforicamente).

Il voto di fiducia al governo Draghi ha segnato una grossa spaccatura nel Movimento e un momento di vero caos. Di Battista che prova a fare la rivoluzione dai social, i dissidenti, le espulsioni - che forse non sono neanche legittime - il vincolo di mandato che prima c'è e poi no.

Insomma, dopo gli ultimi due anni, non stupisce che Beppe Grillo cerchi di ridare al Movimento un po' di candore e appeal, ingaggiando l'Avvocato del Popolo. Quindi si riparte da zero e sulla pagina Facebook del Movimento si legge di "una sfida cruciale", "una ristrutturazione integrale per trasformarlo in una forza Politica sempre più aperta alla società civile".

Il vero problema del Movimento 5Stelle

Ma il vero problema di un Movimento 5Stelle "rifondato" da Giuseppe Conte, sarebbe in realtà una "guerra civile". In primis, non è passata inosservata la spaccatura riguardo al voto di fiducia al governo Draghi e la votazione su Rousseau. Sebbene avesse vinto il sì, 40 tra deputati e senatori grillini hanno deciso di seguire la propria coscienza e votare no, astenersi o rendersi irreperibili.

Chiaramente sono stati tutti quanti espulsi su indicazione del capo politico, nonostante questa figura di fatto non esista più. Già, perché solo settimana scorsa si era votato proprio per cancellarla la figura del capo politico, sostituendolo con un direttivo di 5 persone elette sulla piattaforma Rousseau.

E mentre gli espulsi si apprestano a fare ricorso, si parla anche di una possibile scissione e la creazione di un altro partito, forse guidato da Di Battista e composto dai dissidenti e scontenti 5Stelle.

Conte potrebbe riunificare il partito e ridargli nuovo vigore. Almeno questo sembra essere il piano di Beppe Grillo. Se funzionerà, sarà il tempo a dircelo. Tuttavia, per ora i sondaggi sono incoraggianti: sembra che un 22% degli italiani sarebbe disposto a votare per un M5S a guida Conte (sondaggio Swg per TgLa7), portando così i pentastellati a secondo partito italiano. Dietro la Lega di Matteo Salvini, ma per un pelo.

E allora il PD?

Anche gli ex alleati del PD risentiranno degli effetti di questa mossa di Grillo.

Giuseppe Conte infatti, non è visto come un punto di riferimento solo tra i 5Stelle. Anche il segretario del PD, Nicola Zingaretti, contava sull'ex Premier come punto di contatto tra l'ala progressista Dem e i 5Stelle. La creazione di un partito con Conte come leader potrebbe infastidire i Dem, visto che, secondo i sondaggi, questo toglierebbe voti anche a loro.

Il rischio di allontanamento tra gli ex alleati di governo sembra abbastanza reale. Soprattutto nel momento in cui la corrente più vicina ai renziani, guidata dal ministro Lorenzo Guerini, comincia a diventare preponderante all'interno del Partito Democratico. Rischio che diventa sempre più concreto anche nel momento in cui incombe la nomina del vice segretario.

La Direzione convocata ieri al Nazareno doveva appunto scegliere chi affiancare all'attuale vice Andrea Orlando e la corrente meno vicina all'ex Premier potrebbe avere delle chance. Ma per il momento, la discussione è rinviata all'assemblea del 13 e 14 marzo, mentre il congresso e le primarie al 2023.