In quest'intervista esclusiva Diego Dalla Palma ci accompagna in un meraviglioso viaggio alla scoperta di noi stessi. Il famoso look maker detta inconsapevolmente l'unica regola del viaggio: non mettere nulla in valigia. Perché questa conversazione ha tutte le carte in regola per rivelarsi ricca di esperienze, sogni e storie di vita vissuta da cui cogliere chicche dal valore inestimabile.

Diego Dalla Palma si è rivelato con la sua disarmante semplicità. Gli abbiamo posto sedici domande e le sue risposte ci hanno fatto riflettere su una massima cinematografica, tratta dal film Harry Potter e il Principe Mezzosangue: "La qualità di una conversazione: se è stimolante la sabbia della clessidra scorre piano, al contrario scorrerà veloce".

Ecco, in questo caso, abbiamo visto scendere molto lentamente ogni granello di sabbia.

Diego Dalla Palma, intervista esclusiva a Blasting News

Ciao Diego! Veniamo da un anno vissuto pericolosamente con l'emergenza Covid: tu come stai vivendo questa situazione? Come si fa a non perdere la bussola?

Avere una lunga vita alle spalle, in tal senso, aiuta. Vivo con un po’ di amarezza che condisco con la lettura, la musica, qualche pausa di riflessione e un continuo esercizio di pazienza. Quest’ultimo espediente mi sta aiutando molto.

Da icona di stile ed imprenditore a guru: per molti sei diventato un riferimento. Nei tuoi video e nelle tue considerazioni in tanti trovano spunti utili per migliorare il proprio benessere e superare momenti difficili.

Sembra quasi che tu abbia trovato la "ricetta della felicità". Puoi svelarla anche ai lettori di Blasting News?

Non ho segreti, non mi considero un guru e non credo nemmeno di essere particolarmente saggio. Coltivo e nutro, semplicemente, il senso di consapevolezza: è un regalo che la vita mi ha fatto da poco. Tardi, d’accordo, ma meglio tardi che mai.

I tuoi fan, molto spesso, si preoccupano per te quando parli di argomenti come la morte. Come mai?

Mi dispiace che la gente si preoccupi di me se parlo di morte o di vecchiaia. Sono semplici condizioni dell’esistenza umana. Considero la morte sorella della vita e viceversa, ovviamente. Dovremmo capire che entrambe si amano e si rispettano.

La morte è quel mistero sublime e sconosciuto quanto la nascita. Quanto la vita.

Digitando il tuo nome in rete vieni accostato al buddismo. Quanto ti rivedi in questa religione?

Non conosco il Buddismo, anche se mi affascina. Mi affascina, inoltre, tutto ciò che ha a che fare col silenzio, con la contemplazione, con il raccoglimento, con la natura selvaggia. Questo non significa, ovviamente, che non ami gli aspetti carnali dell’esistenza umana.

Un grande pensatore come Tiziano Terzani definiva la televisione "uno strumento che riduce la nostra capacità di concentrazione". Concordi con questa affermazione?

Condivido al cento per cento il concetto del grande Terzani. Va precisato, però, che la televisione impegnata nel trasmettere documentari sulla geografia, la storia e l’arte migliora qualsiasi uomo e lo induce a sognare, conoscere, crescere e provare nuovi stimoli e nuovi interessi.

La tv di oggi è sempre più urlata, ma ci sono ancora delle eccezioni. Qual è il programma, che hai condotto, a cui sei più affezionato e perché?

'Uniche', giunto alla sua quinta edizione, in onda su Rai Premium fra pochi giorni (tutti i mercoledì, in seconda serata): è un incontro con donne celebri che hanno vissuto e vivono una vita speciale, unica. Un programma che amo perché mi fa conoscere realtà umane che sono, nel bene e nel male, vere lezioni di vita. O di malavita.

Oggi la bellezza si misura in like, follower e in scatti fotografici che evidenziano curve e fisici scolpiti. Questi riferimenti rischiano di far sbandare i giovani o ritieni possano spronarli a dare il loro meglio?

Non è bellezza.

È omologazione. E l’omologazione è sempre verso il basso. È il nutrimento dell’ignoranza. È una cancrena sociale che lascia solo ottusità e mediocrità nei deboli.

Spesso hai parlato dell'importanza di essere originali e coltivare le proprie unicità. Ma come si fa nel concreto?

Nel concreto, servono semplicemente una buona dose di coraggio, un pizzico di intelligenza, un soffio di libertà e una punta di fatalismo. Oltre, ovviamente, a un po’ di ironia e tanta, tanta volontà.

Piacere a tutti è un campanello di allarme?

È una potente sirena in una notte buia e fredda. Personalmente, sono dell’avviso che sia meglio, molto meglio, piacere tanto a pochi e non poco a tanti.

Lo scorso 3 febbraio hai parlato di "epidemia da cantagio" in occasione della "jerusalema challenge", in cui se non erro alcuni sanitari sfilavano davanti alle telecamere.

Coraggioso schierarsi contro il politicamente corretto in un momento come questo. Non trovi?

Mi spiace, ma chi balla davanti alle lacrime non mi convince. Non mi convince nemmeno chi applaude ai funerali. Non mi convince neanche chi ciancia sui drammi altrui.

Ami viaggiare e ho letto che, a causa della pandemia, anche tu hai rinunciato ad un viaggio programmato in Libia. Quale paese e quale cultura ti hanno maggiormente colpito nelle tue esperienze in giro per il mondo?

Mi ha colpito l’India, un Paese dove il fatalismo si percepisce fra smog, tramonti di fuoco, vacche vecchie e magre, vecchie vite umane scheletriche e sguardi di brace che tagliano l’aria. Ma nel mio cuore ho la “mia” Lisbona e la “mia” Atene: so che il mio spirito, dopo il mio soggiorno sulla terra, si trasferirà in una di queste due città.

Il viaggio che non ho potuto fare, a causa della pandemia, non è verso la Libia ma verso il Cile. Ma se il destino mi terrà compagnia, lo farò presto.

Qual è stata (se c'è stata) la tua più grande delusione professionale?

Ho trasformato tutte le mie delusioni professionali (a dire il vero, poche) nella tenacia che mi sostiene e mi rende un combattente fiero e imperioso, nonostante l’età. Le delusioni non sono litanie esistenziali ma pagelle che documentano quanto potenziale si possiede per vivere anziché sopravvivere.

Nel mondo del lavoro, del fare carriera e dell'imprenditoria esiste la fortuna? Si attrae la fortuna o è tutto frutto del caso?

La fortuna serve. E da sempre predilige “frequentare” le persone perbene.

Anche un delinquente può avere fortuna ma col tempo il destino gli porta un conto di guerra.

Quale sarà la prossima sfida (professionale o personale) di Diego Dalla Palma?

Viaggiare, viaggiare, viaggiare. E imparare, imparare, imparare.

Penultima domanda: qual è quel luogo che ti fa veramente sentire a casa? E perché?

Lambara, sull’Altopiano dei Sette Comuni, nel Veneto. C’è una caverna, in un posto segreto, costruita da mio padre e ostruita da piante selvatiche. Solo io, conosco quel posto. Vado di rado, ma quando mi capita accade qualcosa di esoterico: avverto la mia fine terrena come una danza donata dagli Dèi.

Chiudiamo, se vuoi, con un tuo messaggio, un consiglio, un suggerimento a chi cerca uno scopo nella propria vita ma fatica a trovarlo.

Combattere! Non esiste una “vita meravigliosa”. Ognuno di noi può far diventare straordinaria la propria. Ma ci vogliono impegno, fatica, lacrime, tenacia e buon senso. Quest’ultimo serve per non dire mai: “Sono arrivato”.