Sempre più famiglie e sempre più rapporti sociali sono danneggiati dalle teorie del complotto, così come denunciano le associazioni delle vittime di questo fenomeno. Da molti decenni ormai, i social network sono invasi da teorie cospirative di ogni sorta, che con la pandemia da Covid-19 sono diventate sempre più diffuse, fino a raggiungere le caratteristiche di una setta con adepti, riti, credenze condivise.
Si va da "Kennedy è vivo", ad altre, riassumibili in "gli attacchi al World Trade Center sono una pura invenzione", il problema di queste tesi inverosimili è che spesso distruggono le famiglie ed i rapporti sociali.
Come spiegato a France 24 da Pascale Duval, portavoce del gruppo di sostegno francese "Unione nazionale di Associazioni per la Difesa delle Famiglie e delle Persone Vittime di Culti" (Unadfi), con "Perdù" o "lost" (letteralmente perso o smarrito) si intendono anche le vittime di teorie del complotto. Duval racconta al media francese di aver raccolto alcune testimonianze, come ad esempio, quella di una donna che diceva che si sentiva come se avesse perso un figlio, "è (una cosa ndr.) così triste", "devo piangere mio figlio nonostante sia in vita".
Credere nei complotti diventa così una patologia e Il 70% delle persone che denuncia questi atteggiamenti è rappresentato dai familiari, coniugi, madri, fratelli e sorelle ed amici che sono spesso i primi a subirne le ripercussioni: "Ho perso i contatti"; "non si può più conversare"; "non è più lo stesso", dicono i parenti delle vittime. L'Unadfi non è la sola. Si potrebbe definire la "sorella maggiore" di altre associazioni operanti in Italia come Associazione Italiana Vittime delle Sette (AIVS) o la onlus Favis - Associazione Familiari Vittime delle Sette.
Alternative suggestive
L'idea di una teoria alternativa e cospirativa ormai è alla base di ogni catastrofe naturale o umana che si verifica nel mondo.
In questi casi il terreno dell'attività settaria è particolarmente fertile, basti vedere le tesi sulle catastrofi climatiche o sugli attacchi terroristici.
Pascale Duval racconta di un caso in cui una donna ha chiesto aiuto perché la sorella e la madre, che hanno iniziato a guardare video cospirativi anti-vaccini sui social network, si sono rifiutate di andare al suo matrimonio. Il problema è rappresentato dal fatto che quando le ricerche sulle teorie cospirative si estendono a internet si crea il cosiddetto "effetto a valanga", visto che che gli algoritmi della rete sono progettati per ampliare le ricerche degli utenti. Un effetto che provoca a sua volta il distacco e la rottura dei rapporti, sintomi comuni all'adesione di tutte le comunità settarie.
Tanti sono gli esempi che sono stati raccolti dalla associazione francese. Uno è questi è Mathieu (il nome è di fantasia), che racconta come quando il padre ha iniziato ad abboccare alle varie teorie del complotto su Hillary Clinton lui ha "capito di averlo perso al 200%". Di solito questa condizione è accompagnata da malessere fisico, personale ed anche, a volte, da situazioni economiche per niente facili, in questo caso l'uomo aveva perso la casa da poco ed aveva problemi finanziari. Mathieu spiega poi che il padre ha iniziato ad avvicinarsi al movimento QAnon, una delle principali teorie cospirative degli Usa.
La condizione cambia in modo rapido e graduale
Un'altra testimonianza riguarda una donna che ha iniziato con la condivisione di link di QAnon su Facebook, che ha iniziato a mandare messaggi privati ai familiari sui cambiament climatici, sostenendo che era tutta una bufala, fino a diventare sempre più maleducata e violenta, pubblicando foto di politici con un cappio al collo.
Consapevole del problema che si è accentuato con le teorie del complotto sul Covid-19, la Commissione europea ha recentemento istituito una piattaforma dedicata ad identificare e combattere le teorie, "La pandemia di coronavirus ha visto un aumento delle teorie del complotto dannose e ingannevoli, che si sono diffuse principalmente online", si legge sul sito, dove viene sottolineato che "le persone che credono fermamente nelle teorie del complotto sono estremamente difficili da convincere".
A settembre, Mike Kropveld, fondatore e direttore di Info-Cult, un'organizzazione senza scopo di lucro con sede a Montreal, ha spiegato durante il lancio di un nuovo gruppo di supporto dedicato ai familiari di chi si è dimostrato estremamente vulnerabile alle teorie del complotto che "emotivamente e psicologicamente, queste situazioni possono essere molto estenuanti per la famiglia.
I teorici della cospirazione sono così 'emotivamente legati' alle credenze che ogni tentativo di confutarle spesso si rivela vano".
I primi sintomi
Non esiste un profilo tipico, gli esperti dicono che i soggetti più vulnerabili sono coloro che hanno principalmente sfiducia nel sistema e sono sensibili alle idee controcorrente, da lì in una situazione d'isolamento e precarie condizione economiche si hanno le caratteristiche giuste per iniziare un indottrinamento che non fa che distinguere più la semplice verità velata dalle teorie complottiste, che "iniziano" le menti più predisposte ad un circolo vizioso di riporto di teorie assurde che alimentano un mercato economico fiorente di fake news e confusione sociale, che sono il vero problema dei rapporti sociali che degenerano in famigia e tra amici.