Dopo le nubi sulla la compagine di governo, sembrerebbe tornato il sereno. Matteo Salvini ha abbassato i toni, dando a intendere che a puntare i piedi si vince e che l’incontro tra lui e Draghi avrebbe sciolto tutti i nodi del contendere. Dopodiché ha ribadito in modo soddisfatto che tra lui e il premier esisterebbe un perfetto accordo.
Il premier, da parte sua, conferma che c'è stato un chiarimento e sorride rilassato.
Dietro le quinte il solito Giorgetti che avrebbe fatto da pontiere. Lo “strappo” sembrerebbe dunque riassorbito e l’esecutivo veleggia su un mare piatto come una tavola. Ma è proprio così?
Cosa ha ottenuto Salvini
Come quasi sempre succede, anche stavolta l’apparenza inganna. Cosa ha ottenuto Salvini facendo disertare ai suoi ministri la riunione del CdM di martedì? Davvero poco, se rapportato al polverone sollevato. Forse è il caso di chiedersi se il gioco valesse la candela.
La novità, l’unica spendibile per il "capitano", è che da ora in avanti, lui e Draghi terranno degli incontri settimanali.
Sul valore taumaturgico di questi appuntamenti è lecito dubitare, ma resta il fatto che, rispetto agli altri leader dei partiti di governo, Salvini è riuscito ad aggiudicarsi una esclusiva.
Sulla revisione del catasto, tanto invisa alla destra e che aveva scatenato l’ira funesta della Lega, la decisione presa martedì dall’esecutivo è stata riconfermata e Salvini si è dovuto accontentare di rassicurazioni sul fatto che il provvedimento (che è ancora allo stadio di legge delega) non comporterà automaticamente un aumento delle tasse sulla casa, almeno fino al 2026. Cosa che Draghi, in più di una occasione, aveva già assicurato.
Qualcosa è cambiato rispetto alle aperture dei luoghi di cultura, svago e sport, nel senso che il CdM di giovedì ha fatto un ulteriore passo nel concedere un maggiore afflusso.
Va però osservato che tutti i membri del governo, compreso il ministro Speranza, erano ormai convinti che si dovesse procedere in questa direzione, anche andando oltre il parere del Comitato tecnico-scientifico che consigliava maggiore prudenza.
Riguardo a quota 100, sulla prevista revisione della quale la Lega minacciava di fare le barricate, tutto è rimasto come già si sapeva. A fine dicembre scade il triennio di applicazione, non verrà prorogata e occorrerà mettere in campo qualche altro meccanismo per attenuare gli effetti dello “scalone”.
Il carniere di Salvini, alla fine, pare essere più vuoto che pieno ma la macchina della propaganda non sta mai ferma e nelle dichiarazioni di oggi gli esponenti della Lega si intestano il merito di aver strappato concessioni importanti.
Il malcontento cova sotto la cenere
Se la Lega, a ragione o a torto, è soddisfatta, lo stesso non si può dire degli alleati di governo.
Letta, segretario del PD, che ha definito il comportamento della Lega un “teatrino stancante”, non è certo contento del rapporto privilegiato che sembra essersi creato tra Salvini e Draghi e lo stesso Conte del M5S, che però ha una posizione un po’ più defilata perché, dopo la sconfitta elettorale in vari comuni, deve pensare anche ai guai in casa propria.
Il Partito Democratico, che alle amministrative è andato bene oltre le aspettative, a questo punto potrebbe essere tentato di recuperare la proposta di Meloni che proponeva un accordo per mandare Draghi al Quirinale e poi andare a elezioni anticipate. In questo caso è facile prevedere che la poltrona di premier se la giocherebbero sostanzialmente PD e Fratelli d’Italia.