Dopo gli sviluppi politici degli ultimi giorni l’impressione degli osservatori è che la Lega stia tirando la corda più che può, aspettando magari che qualcuno (il PD?) alla fine la spezzi. Fuor di metafora, Salvini sarebbe tentato di portare il partito fuori dal governo ma, memore dell’esperienza del 2019 quando fece cadere il governo Conte I, pagandone poi un prezzo salato, ora pare voler andare a una prova di forza , tentando di far saltare i nervi ai capipartito di una maggioranza che lo vede come il fumo negli occhi e mostrando a tutti che per la Lega l'unico interlocutore riconosciuto è il premier Draghi.

L'ipotesi dell'uscita dal governo per ora pare scongiurata

Salvini sa bene che far uscire la Lega dal governo e portarla sulle barricate dell'opposizione avrebbe l’effetto di ricompattare il partito mettendo a tacere la dissidenza interna dell’ala governista. Non solo, ma darebbe alla Lega nuovo slancio per riconquistare quel ruolo di 'partito di lotta' che Fratelli d’Italia, specie dopo i risultati dell’ultima chiamata alle urne, gli sta seriamente insidiando.

Ma si rende anche conto che uscire dal governo ora vorrebbe dire anzitutto rinunciare ad avere voce in capitolo sull'impiego dei fondi in arrivo dall'Europa con il Pnrr e non si vuole giocare questa opportunità.

Che lo faccia perché la sua posizione è diventata scomoda non c'è bisogno di dirlo: la Lega, in quanto inquilina di palazzo Chigi, finora ha portato a casa poco o niente delle parole d'ordine lanciate dal suo leader su temi dirimenti quali l'obbligo del green pass, la riaperture delle attività di svago e sportive, la scadenza di quota 100 e in più ha dovuto fare i conti al suo interno con ministri e con governatori di regione che più volte hanno mostrato insofferenza sulle dure prese di posizione del capitano.

In ultimo lo scandalo Morisi non le ha certo giovato perché non si trattava di un militante qualunque ma del guru della comunicazione, colui che ha costruito l'immagine mediatica di Salvini, l'inventore della "Bestia".

Il casus belli

L’occasione per battere un colpo si è presentata con la legge delega per la riforma del fisco all’ordine del giorno del Consiglio dei Ministri di martedì scorso che aveva lo scopo di dare il via alla legge delega di riforma del sistema fiscale che conteneva anche la riforma del catasto e al quale i ministri della Lega non si sono presentati.

"Non è possibile avere mezz'ora di tempo per decidere il futuro degli italiani. Non stiamo parlando dell’oroscopo”, era stata la giustificazione di Salvini. E ancora: “Nel testo non c’è quanto pattuito e manca la rottamazione delle cartelle chiesto dalla Lega”.

Il CdM poi ha approvato lo stesso la legge delega e Draghi ha confermato che: “l’azione di governo va comunque avanti” anche se l’assenza al tavolo della Lega è “un gesto serio”.

Le reazioni

Draghi, in conferenza stampa, ha spiegato che si tratta solo di una legge delega (una ‘cornice’ che va riempita di contenuti n.d.r.) e che nel merito ci sarà un ampio confronto parlamentare. Sulla riforma del catasto precisa che non comporterà un aumento delle tasse, “nessuno pagherà di più o di meno” afferma e la revisione delle rendite sarà attuata solo nel 2026.

Ma lo strappo c'è stato e non è senza conseguenze. Letta convoca i ministri del PD e parla di “uno strappo grave, gravissimo”. Anche Conte per il M5s giudica molto severamente il comportamento della Lega.

Salvini non indietreggia e nella giornata del 6 ottobre ha dichiarato: “La Lega resta al governo, ma non firma cambiali in bianco”.

All'irritazione che l'atteggiamento della Lega ha sollevato negli alleati Salvini fa spallucce: "La Lega resta al governo. Escano Letta e Conte se vogliono".

L'incontro di chiarimento Draghi-Salvini

Nel pomeriggio di questo 7 ottobre un'ora di colloquio di chiarimento tra Salvini e Draghi sembra far tornare il sereno. Le dichiarazioni al termine sono concilianti.

"Cordiale e costruttivo" lo definisce Draghi, che ribadisce l'impegno del governo "a evitare ogni aumento della pressione fiscale e a proseguire nel percorso delle riaperture, tenendo conto del miglioramento della situazione epidemiologica."

Salvini invece spiega: "Incontro molto utile: proposte e soluzioni condivise e impegno a confrontarci sul futuro dell'Italia ogni settimana.

I giornali scrivano ciò che vogliono: un rapporto leale, franco e diretto risolve ogni problema e trova soluzioni».

"È sempre il solito film" glossa Enrico Letta "Salvini racconta al Paese una storia, poi va a Palazzo a Chigi e tutto torna come prima. Non mi sembra una grande novità. Ormai è anche stancante commentare questo teatrino". Letta sa benissimo che, dal punto di vista dei numeri, il governo potrebbe andare avanti anche senza l’appoggio della Lega e certo al Partito Democratico non dispiacerebbe. Inoltre siamo entrati nel "semestre bianco" e il Presidente della Repubblica non può sciogliere le Camere e indire nuove elezioni politiche.

Il ballottaggio del 17 e 18 ottobre

Sullo sfondo vi è il ballottaggio di domenica 17 ottobre e lunedì 18 ottobre per eleggere i sindaci di Roma e di Torino.

Se vincesse il candidato di centrosinistra in entrambe le città, per la Lega sarebbe un altro brutto colpo e quindi occorre preventivamente mettere le mani avanti. Cominciando col mettere in cassaforte il rapporto privilegiato col premier Draghi, che, alla fine, è quello che decide.

Intanto giovedì è convocata la prima cabina di regia sul Programma Nazionale di Resistenza e Resilienza (Pnrr), d'altronde l’Europa non aspetta i tempi della Politica italiana.