“Non concordavo con quota 100, aveva una durata triennale e non verrà rinnovata. Occorre assicurare gradualità nel passaggio alla normalità. I dettagli verranno resi noti nella legge di bilancio”. Così Mario Draghi nella conferenza stampa successiva alla riunione del Consiglio Europeo del 22 ottobre.

La Lega si deve adeguare

Il de profundis a quota 100 è definitivo e nessuno potrà resuscitarla. Che non sarebbe stata prorogata era nell’aria da tempo e ora anche la Lega è costretta ad adeguarsi e a fare marcia indietro su quella che sembrava la sua linea del Piave.

Salvini se la cava giocando la carta del suo (presunto) rapporto privilegiato col premier: “Stiamo lavorando per tutelare il diritto al lavoro e alla pensione, ci lavoro io direttamente con il presidente Draghi partendo dalla tutela dei lavoratori precoci e dei dipendenti delle piccole imprese, troveremo sicuramente una soluzione positiva, l’importante è non tornare alla legge Fornero. Chiamarla Quota 100 o Quota y non importa, quello che conta è che dal 1 gennaio tu non porti via 6-7 anni di vita ai lavoratori”. In una successiva occasione, richiesto in proposito, ha precisato: “A me non interessa la forma ma la sostanza. Sarebbe un errore rifinanziare il reddito di cittadinanza e tagliare le Pensioni”.

La prossima trincea sulla quale è attestata la Lega è quota 102 per il 2022 e il 2023, con uscita a 64 anni di età con almeno 38 anni di contributi, con in aggiunta agevolazioni per le piccole aziende sotto i 100 dipendenti e una maggiore flessibilità per alcune categorie, come i lavoratori precoci e gli operai.

La posizione del ministro del lavoro

Col premier Draghi concorda il ministro del lavoro Andrea Orlando secondo il quale all’interno di quota 100 c’erano “distorsioni che andavano affrontate” come "il trattamento uguale a situazioni diverse, sono andate in pensione prevalentemente i dipendenti di grandi imprese e pubblico impiego, e il fatto che il 70% degli utilizzatori sono stati uomini.

Queste due cose vanno corrette, accettando una graduale uscita che quota 100 ha rappresentato".

Risorse insufficienti

La Lega però, nonostante le dichiarazioni concilianti di Salvini, mastica amaro e mostra qualche nervosismo poiché per dare attuazione alla sua proposta occorrono risorse che, al momento, non sono disponibili. Nel documento programmatico di bilancio per le pensioni è previsto un miliardo e mezzo per tre anni e con questa cifra non si va molto lontano. Per questo si starebbero cercando altre risorse da inserire in manovra, almeno un miliardo in più.

Le proposte in discussione nell'esecutivo

Tra le opzioni al vaglio del ministero dell'Economia c'è un mix delle tre quote 102, 103 e 104 con un rafforzamento dell'Ape social per i lavori gravosi.

Per l’opzione donna pare non si preveda rinnovo. Sul tavolo anche la proposta del presidente dell’Inps Tridico di uscita a 63 di età con il minimo contributivo calcolato secondo criteri attuariali, per poi arrivare alla pensione piena a 67 anni.

Il sindacato non è d'accordo

Sul fronte sindacale le proposte del governo trovano una chiusura netta. Anche sulla soppressione dell’opzione donna i rappresentanti dei lavoratori non sono d’accordo. La Cgil chiede un confronto con il governo: "Sulle pensioni noi abbiamo proposto una riforma vera del sistema e questa non lo è" ha detto il segretario generale della Cgil Maurizio Landini, "La discussione non è passare da Quota 100 a Quota 102 che è un po' una presa in giro.

Non è quello che serve al nostro Paese. Stiamo dicendo al governo, che con noi non ha ancora discusso, che appena il tavolo ci sarà siamo pronti ad avanzare le proposte di riforma”. “Quota 102 con almeno 64 anni di età e 104 nel 2023 con almeno 66 anni è una misura sostanzialmente inutile che porterebbe a poco più di 10.000 uscite per la pensione” afferma ancora la Cgil in uno studio.