Qualche giorno fa la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo ha inflitto all'Italia una nuova condanna per "trattamenti inumani e degradanti" obbligando il nostro paese ad un risarcimento al detenuto Dimitri Alberti dell'importo di quindicimila euro. Si tratta dell'ennesima conferma che al momento la situazione non è affatto migliorata negli istituti di pena italiani, ma di questo quasi nessun quotidiano ne fa menzione.

Il risarcimento all'Alberti è stato attribuito a causa delle conseguenze morali e fisiche del pestaggio ad opera dei Carabinieri durante la fase dell'arresto che ha comportato la rottura di alcune costole ed un ematoma ad un testicolo.

In un primo momento, Dimitri non è stato creduto e quanto accaduto è stato visto come resistenza a pubblici ufficiali.

Da allora il detenuto Dimitri Alberti è stato rinchiuso nel carcere di Verona e, dopo un breve trasferimento presso una comunità di recupero, è stato poi portato nel penitenziario di Vicenza. Si tratta della struttura dove, proprio nel corso di un'ispezione dei radicali, i detenuti hanno confessato di essere ripetutamente soggetti a violenze da parte di agenti di custodia. E proprio nel carcere di Vicenza, Dimitri è stato vittima di un'ischemia cerebrale nell'agosto del 2012, che ha posto fine alla sua lotta per la libertà: da allora infatti si trova in una struttura riabilitativa veneta in stato neurovegetativo.

Non è dato sapere se quanto accaduto sia conseguenza o meno dei pestaggi subiti.

Sta di fatto che la situazione nelle carceri italiane sembra non essere migliorata e, sebbene quasi nessuno ne parli, la CEDU continua a condannare il nostro paese per i trattamenti disumani nei penitenziari. I radicali in tal senso continuano a farsi portavoce delle ingiustizie dei detenuti, anche di coloro che, come Dimitri, non possono parlare.

Per questo la richiesta di amnistia e indulto continua ad essere uno dei temi caldi non solo dei radicali italiani ma anche dell'intero mondo politico. Sono in molti infatti, tra i quali il Presidente della Repubblica, a considerare i provvedimenti di clemenza il metodo più veloce e ragionevole per riportare il nostro paese dentro le condizioni umane degli altri stati civili.