Il vertice della Nato tenutosi a Newport, in Galles, sta per chiudersi e lo fa dimostrando come il Patto Atlantico che fu siglato, al termine della sanguinosa seconda guerra mondiale a Washington, non è morto, ma è più che mai vivo e chissà per quanto tempo ancora lo sarà, considerati gli scenari internazionali attuali. La crisi in Ucraina e l'evoluzione terroristica dell'Isis hanno rafforzato la Nato sia sul piano politico che sul piano militare favorendone la presenza e l'operatività sul nostro pianeta. Dunque, il suo ruolo continua anche dopo la fine della Guerra Fredda.

Di questo è fermamente convinto il segretario generale uscente Anders Fogh Rasmussen il cui mandato, in scadenza il 30 settembre di quest'anno, gli è stato già rinnovato.

Crisi ucraina

Il vertice della Nato si chiude annunciando al mondo che è stato deciso di rafforzare le proprie difese in Europa orientale, evidente replica alla politica interventista della Russia di Putin nei confronti dell'Ucraina. L'Alleanza atlantica costituirà una nuova forza di intervento rapido che disporrà anche di cinque nuove basi-deposito nei Paesi baltici, Polonia e Romania e sarà caratterizzata da una presenza costante sul territorio europeo orientale, non casualmente vicino all'area di crisi che coinvolge Ucraina e Russia.

Infatti, lo scopo è quello di garantire la sicurezza territoriale di quei Paesi che un tempo erano nell'orbita dell'Urss e oggi sono entrati a far parte della Nato: Lituania, Estonia, Lettonia e Polonia. L'Alleanza atlantica ha lanciato un messaggio molto chiaro in direzione di Putin. All'esterno della Nato non c'è nessun Paese che può avere la forza politica per impedire con un veto l'accesso di un altro Paese sovrano di entrare a far parte del Patto Nord-Atlantico.

Trattasi di una risposta all'eventualità di un ingresso dell'Ucraina e quello, attualmente più probabile, della Georgia. In ogni caso, la diplomazia sembra comunque prevalere, considerato la stipula del cessate il fuoco a Minsk.

Lotta all'Isis

Ma il problema attuale più grave si chiama Isis, il nuovo califfato islamico.

Ed è per questo che la Nato ha deciso di organizzare una nuova coalizione composta sia da forze dell'Alleanza che da forze extra. L'obiettivo è annientare la jihad islamica e proteggere l' Occidente da eventuali attacchi terroristici. I Paesi che parteciperanno sono: Usa, Gran Bretagna, Italia, Francia, Germania, Danimarca, Polonia, Turchia e Canada. Il Paese non facente parte della Nato, ma che darà il suo contributo è l'Australia.

La decisione è arrivata insieme alla notizia dell'eliminazione fisica di Ahmed Godane, capo di al-Shabaab, attualmente considerato il più pericoloso movimento islamico sul territorio somalo. Al vertice si è discusso di alleanze diplomatiche e militari in Medio Oriente per realizzare programmi d'azione coinvolgendo alleati nello scacchiere come l'Arabia Saudita, la Giordania, l'Egitto, la Turchia che sono fortemente interessati ad annientare l'Isil.

Osserviamo che la lotta non sarà facile. Le forze jihadiste hanno dimostrato di essere bene organizzate. Tuttavia l'Isil è stato anche favorito dall'assenza di un efficace contrasto da parte di un esercito di terra dell'Iraq e dalla divisione politica di Baghdad, che in un momento come questo richiede unità nazionale. E saranno proprio questi i primi problemi da risolvere per un'efficace azione militare vincente.