Sono giorni di riflessione e tensione quelli connessi ad Amnistia e Indulto 2015, due dei provvedimenti più discussi e dibattuti degli ultimi mesi. Le ultime news sulle due misure di clemenza generale non possono che concentrarsi sull'interminabile fase di stallo in cui sembrano essere piombati i relativi ddl, con la Commissione Giustizia del Senato letteralmente invasa da provvedimenti e relazioni da discutere.

E' tutta la riforma della giustizia che sta impedendo alla seconda camera del Parlamento di prendere seriamente in esame i ddl sugli atti di clemenza generale: l'analisi delle proposte sulle coppie di fatto, l'ipotesi di istituzione di un nuovo tribunale della famiglia, il nuovo dispositivo normativo che dovrebbe entrare in vigore a proposito della magistratura onoraria, tutti temi che ogni giorno 'ingolfano' l'Aula di Palazzo Madama. Se a questo si aggiunge la mancanza di una reale volontà d'intervento il quadro si fa più chiaro. Un no nei confronti dei due atti che viene sì da Renzi ma non dal PD nella sua interezza, con più di un membro della formazione democratica a ritenere necessario un reiterato ragionamento sull'emergenza carceri.

Il problema è che il tempo passa e che oltre 55mila detenuti rimangono stipati laddove potrebbero entrarcene al massimo 10mila di meno. L'impressione è che un intervento di Mattarella potrebbe cambiare le carte in tavola.

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Il primo dei ddl relativi ad Amnistia e Indulto 2015 reca la firma di Luigi Manconi, membro PD e presidente della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani. Un si obbligato il suo verrebbe da dire, che però non è solitario. Anche i senatori dem Capacchione e Cucca hanno votato si ad una nuova calenderizzazione dei due provvedimenti, segno indelebile di come il PD sia spaccato a metà. Il fronte dei pieddini favorevoli a concedere un atto di clemenza ai detenuti si arricchisce inoltre con la posizione della senatrice Nadia Ginetti, relatrice di maggioranza degli ormai famosi ddl. Il punto focale sta nel fatto che i due no più 'potenti' arrivano da due figure evidentemente decisive quali il premier Renzi e il ministro della giustizia Orlando. Assolutamente contrario il primo più sfumata la posizione del secondo, entrambi valutano da sempre altre vie per risolvere l'emergenza carceri. Il testo unificato che si attende ormai da mesi potrebbe di certo accelerare i lavori, ma sin che 'l'intasamento istituzionale' di cui si faceva cenno in apertura proseguirà appare difficile che la situazione si possa sbloccare. Un segno forte potrebbe venire dal presidente Mattarella, nelle cui funzioni rientra comunque la sola facoltà di esortare le Camere a prendere in esame la questione.



E mentre la situazione carceraria rimane più che difficile, il convegno 'Per rieducare un carcerato ci vuole un villaggio' organizzato a Roma la scorsa settimana ha ribadito una volta di più il senso e il significato stessi dello stato di detenzione. A promuovere l'evento l'Alleanza delle Cooperative Sociali: 'Siamo pronti a dare il nostro contributo agli 'Stati generali sul carcere'. Il nostro impegno è mirato a rafforzare l'alleanza con le istituzioni per realizzare in ogni carcere d'Italia esperienze lavorative finalizzate al recupero del detenuto'. Le stime sulle percentuali di detenuti che una volta fuori ricadono in comportamenti illegali appare del resto eloquente: 'Tra i detenuti che non svolgono programmi di reinserimento la recidiva sfiora il 90%, per chi intraprende certi percorsi la stima scende invece al 10%' ha dichiarato il presidente di Alleanza Cooperative Sociali Giuseppe Guerini. La questione connessa ad Amnistia e Indulto 2015 rimane certo evidentemente delicata: rieducare vuole dire insegnare, reinserire e infine perdonare. Una legalizzazione della tortura statale va contro ognuno di questi tre principi.