La ministra dell'istruzione, Stefania Giannini, è stata pesantemente contestata due giorni fa alla Festa dell'Unità di Bologna, nel corso di un dibattito sulla Scuola. Un gruppo di lavoratori e studenti hanno rumoreggiato, impedendogli di fatto di parlare. Usate anche pentole e cucchiai come rumorosi strumenti da percussione.
Ecco la sua reazione del giorno dopo: "Non mi hanno permesso di parlare, in un luogo pensato per discutere: una Festa dell'Unità. Erano disinteressati ad ascoltare quello che avevo da dire. Come li vuole chiamare, quei cinquanta di Bologna.
Squadristi. Insegno linguistica da tempo e non trovo altro termine. Sono stata aggredita da cinquanta squadristi. Vivaddio, solo verbalmente".
Questi i fatti, relativi al singolo episodio, ma indicativi di un clima accesso su una delle riforme più controverse tra quelle promosse dal governo. Qualche riflessione si impone comunque sui comportamenti sia dei contestatori e della ministra. La parola "squadristi" rivolta da un ministro a dei contestatori è apparsa assai pesante e offensiva, soprattutto se pronunciata in occasione della Festa della Liberazione. Il concetto di squadrismo non può essere banalizzato fino ad adattarlo a rumorosi contestatori amati di coperchi. Così facendo si criminalizza chi non lo merita e si fa pensare che chi studia linguistica ignora la storia e dunque la natura stessa dello squadrismo.
La ministra ha avuto a disposizione ampi spazi per esporre la propria riforma, definita da essa stessa, con scarsa umiltà, Rivoluzione. Non aver potuto esporre le proprie rivoluzionarie opinioni fare a Bologna non sembra comprime in modo decisivo i propri diritti e il proprio ruolo politico.
La contestazione accesa e pittoresca da parte dei lavoratori della scuola fa invece riflettere sullo scarso (o nullo) spazio offerto dai mezzi di comunicazione all'opinione di 700.000 persone a cui si nega, di fatto, da anni il diritto di parola. Se gli insegnanti sono costretti ad agitare pentolacce vuol dire che ad essi "non è consentito di parlare". La contestazione scomposta può dunque essere giustificata?