La discussione a Palazzo Madama è cominciata il 4 febbraio. Ieri, a più di 25 giorni dall'inizio della discussione generale, tra alti e bassi e scontri tra leparti politiche, il maxiemendamento con i suoi 69 articoli che sostituiscono completamente il decreto di legge Cirinnà, che regolamenta le unioni civili, anche tra persone dello stesso sesso, passa al Senato con 173 voti favorevoli. 71 i voti contrari e nessun astenuto, sono risultati determinanti i voti dei 18 di Verdini, mentre a dimostrarsi non decisivi sono stati i 35 voti del Movimento 5 stelle che è uscito in blocco dall'aula, rinunciando al voto.

Adesso il ddl passerà alla Camera che dovrà votarlo per renderlo definitivo. Dal testo originario del decreto di legge Cirinnà, su richiesta del Nuovo Centro Destra,viene stralciato l'articolo sulla Stepchild Adoption, che permette l'adozione del figlio del partner dello stesso sesso, e l'obbligo di fedeltà, fisica e spirituale, prevista invece nell'istituzione matrimoniale. Rispetto al matrimonio tradizionale viene assunta anche la novità del divorzio veloce che, per le unioni civili, sarà ottenibile in soli tre mesi.

Così come concepito il maxiemendamento, pur eliminando importanti diritti civili, include anche diversi punti in comune con il matrimonio. La prima cosa da evidenziare è la procedura: per poter ufficializzare l'unione civile, due persone, dello stesso sesso o di sesso diverso, dovranno recarsi in comune con due testimoni maggiorenni, senza l'obbligo di pubblicazione.

Il Sindaco, o un suo delegato, procederà alla registrazione dell'unione nell'archivio dello Stato civile. Stesse norme del matrimonio valgono per la scelta del cognome (se mantenere quindi i due cognomi o sceglierne uno comune tra i due), la decisione riguardante il regime patrimoniale da adottare, l'obbligo reciproco di assistenza morale e materiale tra i coniugi e quello di coabitazione. Stesse norme del matrimonio anche per quanto riguarda l'eredità e la pensione di reversibilità, già molto discussa in questo periodo.