Se le primarie del Partito Democratico hanno premiato la candidatura di Giuseppe Sala a sindaco di Milano, la partecipazione alle stesse ha innescato un consolidato gioco di polemiche. L’attivismo della comunità cinese a sostegno di quello che è stato l’amministratore delegato di Expo 2015, ha suscitato un clima di sospetto e di denuncia. Il Movimento5Stelle, tra gaffe e accuse più o meno provate, ha puntato il dito contro il voto giudicato pilotato e dunque irregolare.

Tra gli elettori cinesi, secondo quando sostenuto dallo stesso Grillo, in molti hanno rispettato le indicazioni consegnate e si sono affidati ai traduttori per la mancata padronanza della lingua. Immancabile, naturalmente, il caso della moltiplicazione delle schede e delle istruzioni su chi votare da parte dei componenti interni dei seggi. A scrutinio completato, finalmente, si è appresa l’entità dell’affluenza totale alle primarie: hanno espresso il proprio voto (legittimo) solo l’1,5% degli aventi diritto. Il 3% se si considera la platea straniera potenziale. Numeri irrilevanti che fanno riflettere e che promuovono il format di selezione dei candidati nonostante il coro di detrattori.