Domenica 17 Aprile si voterà il referendum sulle trivelle che è stato chiesto ed ottenuto da dieci Regioni italiane, diventate poi nove dopo il ritiro dell'Abruzzo. La consultazione rappresenta un ulteriore banco di prova per il Governo di Matteo Renzi ma la cosa che colpisce è che buona parte dei governatori delle Regioni che hanno voluto il referendum sono del Partito Democratico.
Il quesito proposto ai cittadini è se le estrazioni di idrocarburi, entro le 12 miglia, debbano o meno durare fino allo svuotamento totale dei giacimenti. Se dovesse vincere il SI le piattaforme dovrebbero essere eliminate una volta terminata la concessione. Se vince il NO il giacimento potrà essere sfruttato completamente dai petrolieri.
Quali sono le cose da sapere
Bisogna stabilire se le piattaforme in mare siano o meno inquinanti. Secondo Greenpeace sembrerebbe di si perché sono state trovate tracce chimiche, oltre i limiti di legge, nei sedimenti marini e nei mitili che vivono in mare. Secondo Ottimisti e Razionali, l'organizzazione che si batte contro il referendum, i limiti di legge presi in considerazione da Greenpeace non sono corretti e non ci sono punti critici nell'ecosistema marino.
Secondo il Ministero dello Sviluppo Economico in Italia ci sono 135 piattaforme di cui 92 ricadono entro le 12 miglia distribuite in Sicilia, Adriatico e Ionio.
Quando scadranno le concessioni?
La prima piattaforma verrebbe smantellata tra 2 anni mentre l'ultima entro il 2034. Quanto petrolio e metano viene sfruttato dall'Italia con queste piattaforme? Nel 2015 le trivelle hanno contribuito a soddisfare fra il 3 e il 4% dei consumi di gas e l’1% di quelli di petrolio. L'Italia, nel caso in cui le piattaforme dovessero scomparire, dovrebbe importare più idrocarburi anche se in maniera minima. Se dovesse vincere il SI è vero che si perderebbero posti di lavoro ma potrebbero essere recuperati investendo in energie alternative.
Quanto incassa l'Italia dalle Royalties?
Nel 2015 tutte le estrazioni hanno prodotto un incasso di 352 milioni di euro e la quota incassata per le piattaforme entro le 12 miglia marine è stata di solo di 38 milioni. La perdita non sarebbe quindi rilevante per le casse dello Stato. Le royalties, in Italia sono pari solo al 10% per il gas e al 7% per il petrolio. Se in Italia avessimo portato le royalties al 50% nel 2015 ci saremmo trovati invece con un gettito di 1.408 milioni. Altra cosa da sapere è che le prime 50 mila tonnellate di petrolio prodotte in mare sono esenti dal pagamento e pertanto gratis. Nel 2015 su un totale di 26 concessioni produttive solo 5 di quelle a gas e 4 a petrolio, hanno pagato le royalties.
Tutte le altre hanno estratto quantitativi sotto la franchigia e quindi non hanno versato neppure 1 euro allo Stato Italiano. Se poi le nostre scarse materie prime dobbiamo regalarle senza guadagnarci quasi nulla meglio tenerci un mare pulito e investire su energie alternative che saranno comunque lo sviluppo del futuro energetico.