I dati diffusi in questi giorni sull'andamento demografico del nostro Paese, sembrano gettare delle ombre sinistre sul nostro futuro. Due diverse tendenze che sembrano minare le prospettive dell'Italia. Da una parte si è avuto per la prima volta una riduzione dell'aspettativa di vita che fino ad ora era sempre cresciuta; dall'altra parte le nascite sono in costante diminuzione, il trend attuale, se confermato ci dice che nel 2026 nasceranno meno di 350 mila bambini ogni anno, ovvero si avrà una riduzione del 40% rispetto alle nascite del 2010.

Se vogliamo usare le parole del Ministro Lorenzin: “...un'apocalisse. Saremo finiti dal punto di vista economico e da quello della nostra capacità vitale...”.

Una crisi demografica sicuramente anche figlia dell'attuale crisi economica che attanaglia oramai in modo strutturale l'Italia.

Certamente il rilancio del bonus bebè, uno strumento già introdotto da anni, è una delle possibili soluzioni di cui in questo momento si sta parlando e che raccoglie consensi unanimi. Al momento rappresenta l'ipotesi su cui il governo si sta orientando. Mettere a disposizione questo tipo di intervento economico sicuramente può aiutare quei nuclei familiari che si trovano sotto la soglia dei 25 mila euro dell'Isee.

Ma in un quadro sociale come è quello che stiamo vivendo è necessario ripensare l'intera politica del welfare. Si deve riflettere sull'opportunità di mettere a disposizione dei genitori una serie di servizi che possano agevolare la vita quotidiana; pensiamo per prima cosa al problema degli asili nido, che sono un sostegno irrinunciabile per una coppia di genitori che lavora, ma allo stato attuale l'offerta pubblica è estremamente carente quindi è necessario ricorrere alle strutture private o a soluzioni come le baby sitter che hanno sicuramente un notevole impatto sulle finanze familiari.

Ma ci sono ancora altri interventi da pianificare, come rendere la maternità e quindi poi un figlio un evento “normale” nell'ambito della vita lavorativa, un risultato che nei fatti ancora è lontano da essere stato acquisito dal mondo del lavoro.

Sulla necessità di interventi più complessi insiste anche Enrico Costa, Ministro per gli Affari regionali e l'Autonomia, con delega alla Famiglia, che sottolinea come sia necessario “lanciare il grande patto con le famiglie”.

Ma connesso con gli aspetti economici, vi è anche un altro grave problema, di natura sanitaria, che mina il futuro demografico del nostro Paese, e che sempre il Ministro Lorenzin individua nel tema della fertilità. Oramai i figli nascono sempre più in tarda età, spesso dopo i 35 anni e questo è un problema che “le coppie devono capire” perché “decidere di averli troppo tardi può essere un problema”. Ma perché ciò sia fattibile torniamo nuovamente alla necessità di garantire anche ai giovani se non la stabilità economica, almeno la certezza di un futuro di crescita e sviluppo del Paese.