Molto spesso le future mamme, tormentate dall’incubo dell’aumento di peso, fisiologico almeno in parte durante la Gravidanza, si orientano verso la scelta di dolcificanti artificiali. Vi è, infatti, una crescente attenzione verso modelli di alimentazione più salutari, verso la scelta di alimenti sani e magari anche protettivi pensando in questo modo di controllare il proprio peso e tutelare la propria salute. In realtà certe scelte, se non sono compiute in modo razionale, rischiano di compromettere la salute del proprio bambino.

In questo contesto appare sicuramente interessante uno studio canadese pubblicato in questo mese sulla rivista JAMA.

Si è voluto valutare quanto alcune scelte nutrizionali della mamma possano influenzare lo sviluppo e le caratteristiche fisiche del neonato. In particolare si è sottoposto ad indagine sperimentale se e quanto il consumo di dolcificanti artificiali durante la gravidanza possa avere conseguenze sul Body Mass Index (BMI) del bambino nelle prime fasi dell’infanzia, ovvero favorire l’insorgenza di un quadro di obesità.

Esistevano già dati sperimentali sugli animali che dimostravano come l’uso di dolcificanti in gravidanza avesse un effetto condizionante sull’aumento del BMI dei piccoli. Lo studio canadese “Child Study” condotto dal 2009 al 2012, che ha coinvolto 3033 coppie mamma-bambino, ha voluto verificare se ciò avvenisse anche nell’uomo.

Le mamme avevano un’età media di 32,4 anni e un BMI di 24,80. Sono state seguite durante la gravidanza mediante un’attenta valutazione dietetica e un questionario alimentare che ne ha valutato il consumo di bevande dolcificate artificialmente e bevande zuccherate. I bambini sono stati sottoposti a rilevazioni antropometriche ad 1 anno di età.

I risultati hanno mostrato come 5,1% dei bambini fosse in sovrappeso rispetto ai valori standard per età, e tale condizione è apparsa direttamente correlata con il livello di assunzione di dolcificanti artificiali da parte delle mamme. Il BMI dei bambini non ha infatti mostrato di avere alcuna correlazione con altri parametri, come il BMI della mamma, la qualità della dieta, la presenza di altri fattori di rischio per obesità o la quantità totale di calorie assunte.

Un grave pericolo questo per i piccoli che saranno esposti ad elevati rischi di obesità anche negli anni futuri, vista la crescente diffusione di bevande zuccherate a cui vengono esposti.

Certamente sono dati preliminari che richiedono ulteriori verifiche sperimentali e soprattutto delle verifiche dei meccanismi metabolici che sono alla base di tale fenomeno. È altrettanto certo però che di tali dati sia opportuno iniziare a tenere conto quando si danno indicazioni dietetiche alle future mamme. L’obesità e in particolare l’obesità infantile stanno assumendo nel mondo occidentale (e progressivamente anche in molti paesi in via di sviluppo) le dimensioni di un’epidemia. Diventa quindi sempre più necessario dare delle indicazioni precise alle future mamme, evitando che si lascino tentare da diete fai da te che come abbiamo visto possono fare danni notevoli ai bambini.