È stato approvato ieri, 14 settembre, dal Senato e con il parere favorevole del governo, l’emendamento proposto dal relatore del Pd Roberto Cociancich sull’editoria, che riporta il tetto massimo degli stipendi per dipendenti e consulenti Rai a 240mila euro. L’emendamento è passato con un totale di 237 voti favorevoli ed un solo astenuto, Giovanni Endrizzi del Movimento 5 Stelle, il quale ha dichiarato che “Con la mia astensione intendo lasciare al PD tutto il merito di passare la paletta dove il M5S ha indicato di pulire” ritenendo l’emendamento, come anche Alberto Airola, un successo del Movimento, il quale chiede questa misura dal giorno in cui è entrato a far parte del Parlamento.
Gli Stipendi dei Dirigenti oltre il Tetto
Francesco Verducci, vice presidente della commissione di vigilanza Rai e senatore PD ha sostenuto l’emendamento, dichiarando che questa modifica avrebbe fatto fare alla Rai “un ulteriore salto di qualità su trasparenza e riordino delle distribuzioni. Infatti il vice presidente stesso, ha dichiarato che oggi, in Rai, sono più di 90 gli stipendi che superano quota 200mila euro annui, molti dei quali non sono giustificati, poiché i beneficiari non svolgono più le funzioni e le mansioni per cui gli furono assegnati. Tra tutti spicca Antonio Campo Dall’Orto, direttore generale, che gode di un salario pari a 650mila euro per un mandato ed un contratto triennale, seguito dal dirigente ed ormai ex responsabile palinsesti Antonio Marano, a quota 392mila euro.
Al contrario di ciò che la maggior parte della popolazione si aspetterebbe, il secondo stipendio più corposo non è quindi del vice presidente, in questo caso Monica Maggioni, che percepisce ‘solamente’ 270mila euro, ma sopra di lei vi sono Giancarlo Leone a quota 360mila, da oltre vent’anni in Viale Mazzini e già a capo di Rai Cinema e di Rai1, seguito dall’amministratore delegato di Rai Pubblicità Fabrizio Piscopo, con 322mila euro.
Il Passato vale più del Presente
Il limite di 240mila euro coinvolgerà anche il personale dipendente, oltre che gli amministratori, quindi i vari direttori dei telegiornali, Mario Orfeo del Tg1, Marcello Masi del Tg2 e Bianca Berlinguer subiranno un drastico abbassamento dello stipendio, oggi a quota 320mila per il primo e 280mila per gli altri due.
Da esaminare meglio è il caso degli 'ex' che in quanto tali godono di uno stipendio nettamente maggiore rispetto ai propri successori, come Andrea Fabiano, l’attuale direttore di Rai1, succeduto a Leone, non raggiunge i 200mila euro, quindi circa 122mila euro in meno. Anche tra gli ex ed i nuovi direttori dei telegiornali vi è una grande disparità di stipendio, il quale aumenta a seconda degli incarichi che sono stati svolti in passato, come l’attuale principale assistente Cdo, Guido Rossi che non raggiunge quota 200 mila euro, cioè almeno 100mila in meno rispetto al suo predecessore Carlo Nardello.
Come sarà il futuro RAI?
La speranza comune è che questo emendamento restituisca alla Rai una certa credibilità e autorevolezza, troppe volte compromesse da un insieme di iniquità e confusione che hanno provocato una disparità insensata all’interno della stessa società e che costituiscono una spesa per la società non indifferente.
La bontà di tale emendamento è condivisa in via del tutto eccezionale da tutti i partiti che costituiscono il Parlamento, infatti la Lega Nord non poteva non rivendicare una tale rivoluzione tramite la voce di Calderoli, seguito dal senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri. Il popolo italiano spera che questo nuovo emendamento, a prescindere di chi sia il reale merito, possa portare alla fine di stipendi esagerati ed ingiustificati che fino ad ora hanno caratterizzato la televisione italiana per antonomasia e che porti ad una riorganizzazione del gruppo RAI basato non più su ‘ciò che è stato fatto’, ma su chi ora ha il compito di guidare l’intrattenimento e l’informazione verso il futuro.