La notte scorsa è morto Shimon Peres, colpito da un ictus alla veneranda età di 93 anni. L'ex presidente dello Stato di Israele è ricordato in tutto il mondo per il suo contributo agli accordi di pace in Palestina, ragion per cui venne insignito dell'apposito premio Nobel. Ci sono altre testimonianze, però, che lo descrivono come uno dei più cruenti fautori di stragi e persecuzioni a carico del popolo palestinese.
Il futuro presidente israeliano emigrò con la famiglia dalla Polonia in Palestina, insieme ai suoi genitori, nel 1932 quando aveva 9 anni. Nel 1947, a 24 anni, faceva parte dell'organizzazione Haganah, come responsabile per l'acquisizione di armi. Tale gruppo paramilitare è stato definito terroristico negli anni, perchè accusato di compiere atti violenti contro i palestinesi e di favorire l'immigrazione clandestina israeliana in Medio Oriente. La carriera militare di Peres è poi progredita ed egli ha occupato ruoli di primo piano nella gerarchia dele forze armate: lo ricordiamo come capo della marina israeliana, ruolo che gli permise di stringere rapporti strategici con gli Stati Uniti.
Ma anche come responsabile del progetto per la costruzione della centrale nucleare di Dimona, attraverso cui permise ad Israele di acquisire armi nucleari ed altre armi di distruzione di massa.
Il massacro di Qana
Con Ariel Sharon al capo del governo ebraico, Peres ebbe la possibilità di fermare con la violenza i tentativi indipendentisti palestinesi guidati da Yasser Arafat. Migliaia di persone, per lo più civili, trovarono la morte nella repressione della prima Intifada nel 1987. Inoltre Peres e Sharon favorirono la creazione, definita illegale dalle associazioni internazionali, delle colonie ebraiche su territorio palestinese, favorendo così l'acuirsi dei problemi fra le due popolazioni e l'apartheid palestinese.
Uno dei casi più controversi che coinvolse il premio Nobel per la Pace fu il massacro di Qana, il 18 aprile 1996, durante il periodo della sua presidenza. Fu Peres infatti a lanciare l'operazione Grapes of Wrath contro la resistenza libanese, con lo scopo di distruggerla. Le bombe lanciate nella notte e l'intervento dell'artiglieria israeliana distrussero un palazzo di quattro piani e gli edifici circostanti. Più di 200 civili persero la vita, morte nel sonno o nei giorni successivi. Le immagini dei bambini estratti dalle macerie fecero il giro del mondo. Dopo la condanna internazionale dell'operazione, Peres parlò ufficialmente di errore, scusandosi per il dolore provocato. Un'indagine delle Nazioni Unite però dimostrò come i bombardamenti fossero premeditati da Israele, grazie a dei video girati poco prima dell'inizio delle aggressioni.