La riforma costituzionale voluta da Matteo Renzi prevede, tra le altre cose, una modifica sulle modalità di elezione del Presidente della Repubblica. L'attuale Costituzione prevede che l'inquilino del Colle venga eletto dal Parlamento in seduta comune più 58 delegati regionali: per i primi tre scrutini è necessario ottenere la maggioranza dei due/terzi dell'Assemblea, mentre dalla quarta votazione basta ottenere il 50% più 1 dei voti (maggioranza assoluta).
Se la riforma costituzionale venisse approvata, il Presidente della Repubblica verrebbe eletto soltanto dal Parlamento e cambierebbe il quorum da raggiungere.
Elezione e funzioni del Presidente della Repubblica con la riforma
Per eleggere il Presidente della Repubblica sarà necessario che la Camera dei deputati e quella dei senatori si riuniscano in seduta comune, ma, a differenza di quanto accade oggi, non saranno presenti i 58 delegati regionali. Il quorum delle prime tre votazioni rimarrà uguale ad oggi, ovvero serviranno i due/terzi dei voti. Dal quarto al sesto (incluso) scrutinio servirà ottenere i tre/quinti dei voti, mentre dal settimo in poi basteranno i tre/quinti dei presenti.
Il presidente della Repubblica svolgerà lo stesso identico ruolo di oggi, a parte il fatto che potrà sciogliere soltanto la Camera dei Deputati e non più quella del Senato. Continuerà, tra le altre cose, ad indire le elezioni delle Camere al termine della legislatura o in seguito allo scioglimento anticipato; a fissare la prima seduta dopo le elezioni; a decretare lo scioglimento quando non esiste altro modo per risolvere una crisi di governo; a promulgare le leggi; a nominare il Presidente del Consiglio dei Ministri ed i Ministri e riceverne le dimissioni; a ratificare i Trattati internazionali.
Cosa dicono i favorevoli ed i contrari
I sostenitori del "sì" affermano che il presidente della Repubblica manterrà i suoi poteri e il suo ruolo di garante, e che il Il quorum per l’elezione sarà più alto rispetto alla procedura attuale.
Proprio l'innalzamento del quorum servirà ad evitare alla forza Politica che avrà il premio di maggioranza alla camera garantito dal sistema elettorale di eleggere da sola il presidente della Repubblica.
I contrari alla riforma pensano, invece, che la riduzione del numero di senatori porti uno squilibrio tra le due camere, quella eletta con l’Italicum e quella invece scelta nei consigli regionali, con il rischio che l’elezione del Capo dello Stato diventi una scelta del governo e del Presidente del Consiglio.