Piovono minoranze sul SI' renzianissimo al referendum costituzionale. Tu chiamale se vuoi, riflessioni. Come quella del governatore della regione Puglia, Michele Emiliano che, certamente, non è nuovo a mettere i bastoni tra le ruote al Presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Lo aveva già fatto in occasione della riforma Buona Scuola ed ecco che il 'mal di pancia' torna puntualmente anche in occasione del referendum costituzionale.

Ultime news referendum costituzionale, domenica 9 ottobre: Emiliano contro Renzi 'riforma pessima'

Come riportato questa mattina dal giornale 'Il Fatto Quotidiano', edizione di domenica 9 ottobre, il punto di vista del governatore della Puglia appare chiaro: 'Più leggo la riforma - ed è un Michele Emiliano che non va certo per il sottile - e più mi sembra invotabile, mi sembra chiaro cosa farò'.

Quello che si preannuncia è l'ennesimo scontro con il governo Renzi, tra l'altro avvalorato da un tweet di Emiliano a proposito di un articolo apparso su 'Il Manifesto' da parte del costituzionalista Massimo Villone e intitolato 'Come smontare gli argomenti del SI', ovvero 'Come ragionare su cosa votare nel referendum'.

Insomma, il punto di vista del governatore è evidente ed anche se, come del resto lui stesso ha dichiarato, non parteciperà a campagne referendarie per evitare insanabili divisioni nel partito, sembra inequivocabile la sua posizione.

Dopo aver letto il tweet di Emiliano, Giuseppe Civati si è fatto vivo, domandando: 'Caro Michele, se ho ben capito mi sembra che tu abbia deciso di votare no'.

La risposta di Emiliano: 'La riforma costituzionale è pessima, e più la leggo più mi sembra invotabile'. Più chiaro di così.

Renzi e lo sblocco contratti dipendenti PA: mani legate ma 900 milioni non basteranno

Eppure Renzi lo sa, la coperta è cortissima anche e soprattutto di fronte all'Unione Europea che ha chiesto, con la Legge sul Bilancio, di non andare al di sotto di un 2,2 di disavanzo, il che significa che al governo mancherebbero altri 3,2 miliardi: il governo saprebbe già come operare ovvero con tagli di spesa su sanità, regioni, enti locali, welfare e servizi, aumenti di tasse o 'sorprese' fiscali come quella che riguarderebbe l’ennesima riapertura dei termini previsti per il rimpatrio dei capitali esportati illegalmente all’estero (voluntary disclosure).

Il problema è che Renzi dovrà anche fare i conti con una delle questioni più calde, ovvero il rinnovo del contratto dei circa 3 milioni di dipendenti PA, contratto bloccato dal lontano 2009 e che 'grida giustizia' come il premier ebbe a dire nel mese di agosto. Ma qui Renzi non può fare altrimenti, ha le mani legate vista che 'necessità gli è imposta' da una sentenza della Corte costituzionale del luglio del 2015: 900 milioni da qui al 2018 è l'offerta, i sindacati e i lavoratori la considerano già un'offesa.